Le Idi di ottobre

Scrive Folli che adesso si prospettano due possibilità: o un Letta bis o un governo a direzione Saccomanni. Dopo un discorso di un’ora con cui Letta non incassa la fiducia ma ottiene un documento firmato da senatori di Pdl (25, giudati da Formigoni) e Gal (10/12), disposti ad appoggiare l’esecutivo ed applausi scroscianti dal quel partito quando dice al M5S di non accettare lezioni morali chiede rispetto della persona, interrotto dal solito Scilipoti che accusava l’altra parte di dare improrprie lezioni morali ed è zittito dal presidente Grasso lo invita a smetterla ed a sedersi dicendo che “si è guadagnato il suo spazio in diretta tv ed ora la può smettere”; le possibilità secondo Folli sono o quella di un nuovo esecutivo sempre con Letta al comando o di un breve governo Saccommani con il solo scopo della legge elettorale, perché votare con ciò che c’è ora non sbloccherebbe lo stallo.
In verità altri giornali dicono che lo scenario è più ampio e complesso e che resta anche da capire se il Presidente del Consiglio deciderà di rassegnare le dimissioni nelle mani di Napolitano, oppure se, come riportano alcune voci da Palazzo Chigi, intenderà presentarsi alla Camera per una sfiducia formale che “renda chiaro al Paese” di chi è la responsabilità della caduta del Governo.
In ogni caso se l'esecutivo cadesse, la fase successiva prevederà nuove consultazioni, con il Capo dello Stato che proverà a verificare se esistono le condizioni per dar vita ad un nuovo governo, probabilmente “di scopo”, per la modifica della legge elettorale. Va detto che si tratta di una eventualità remota, per tutte le ragioni che conosciamo (mancanza di numeri intorno ad una idea chiara di modifica del Porcellum, percorso istituzionale già avviato eccetera), così come molto complesse sono le strade che portano al Letta bis (magari sostenuto da eventuali dissidenti Pdl al Senato) o ad un nuovo Governo tecnico (opzione già bocciata in passato da Pd, Pdl e M5S).
Le cose sono rese ancora più complicate dalla tempistica: infatti, il 15 ottobre, si chiude la cosiddetta finestra elettorale e appare improbabile che entro tale data si arrivi allo scioglimento delle Camere e a nuove elezioni, per cui, in ogni caso, difficilmente si voterà a novembre. Tempo che è cruciale anche nel ragionamento sulla decadenza di Berlusconi, perché non c'è possibilità concreta che la Giunta rinvii la decisione e che dunque dichiari decaduto Silvio Berlusconi dalla carica di senatore.
L’obbioettivo evidente del Cavaliere è giungere ad oltrepassare quella data perché a quel punto scatterebbero sì i domiciliari, ma il suo arresto dovrebbe comunque essere autorizzato dal Senato: tecnicamente è solo una formalità (non ci sono casi in cui si nega l'arresto di un condannato in via definitiva), ma va da se che il Parlamento deve avere la “possibilità materiale” di esprimere il voto. Insomma, l'unica cosa certa è che Berlusconi guadagnerà tempo prezioso a scapito dell’Italia tutta in crisi sempre più nera, con disoccupazione giovanile che ha supetrato il 40% e gebnerale attestata al 12,8, con mercati inquieti , con aumento dell’Iva che già contrare i consumi ed un ritardo ulteriore su misure fondamentali come: cassa integrazione, rifinanziamento missioni all'estero e nuova service tax su tutte (oltre che la correzione per il rientro nella soglia del 3 percento nel rapporto deficit – Pil). In subordine anche il Pd risentirà del cambiamento di scenario: difficile celebrare un Congresso in queste condizioni, difficile aggiungere uno scontro interno alla complessità delle questioni in ballo. Più probabile la conferma delle primarie per la scelta del leader, con il vincitore annunciato Matteo Renzi che si dovrebbe “accontentare” di una nomination alla leadership, senza “prendere il controllo del partito”. Ma anche in questo caso, siamo davvero nel campo delle supposizioni.
Tecnicamente ad ottobre le Idi cadrebbero il 13, ma in questo caso è evidente che avranno uno slittamento di almeno 48 ore.
Resta il fatto che tutti questi giorni l’Italia non può permetersi un non governo, anche perché, come ha scritto sul suo sito internet Carlo Trigilia, ministro per la coesione territoriale: “Se la legislatura si interrompesse prima della sua naturale scadenza, se cioè lo sblocco della crisi politica fossero le elezioni anticipate, sarebbero a rischio fondi europei della programmazione 2014-2020”.
Ieri sera, in seconda serata, su rete $, “Misure estreme”, thriller convenzionale di Michael Aped tratto da un bel libro di Michael Palmer, con Lou Grant che, da giovane medico, scopre che “il fine non giustifica i mezzi”. Scioperarta inutile e rassicurante perché è invece il contrario che Berlusconi ha appreso da Macchiavelli ed altri.

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