Care senatrici/cari senatori
in seguito vi portiamo un appello sui diritti umani in Iran e in continua la biografia di Rouhani, nuovo presidente iraniano, vi preghiamo di leggere appello, lo volgiamo inviare all'ONU in occasione del viaggio di Rouhani a New York con le vostre fime, se sia d'accordo aggiungeremo il suo nome alla lista dei firmatari.
grazie per la sua attenzione
Mahmoud Hakamain
commissione esteri della Resistenza Iraniana
Cel: 3776850726
www.ncr-iran.org/it
Mettiamo in guardia sui nuovi inganni da parte di Teheran a livello internazionale, con il pretesto di un presidente “moderato”, per acquistare tempo e mettere in pericolo la pace e la sicurezza del mondo. Rouhani è sempre stato uno dei maggiori responsabili dell’organismo decisionale del regime. Egli è stato implicato in tutti i crimini e le violazioni del diritto che il regime ha commesso. Dopo l’elezione, né lui né I suoi ministri hanno mostrato alcuna volontà di cambiare le loro politiche. 70 giorni dopo l’elezione, almeno 140 prigionieri sono stati giustiziati. Come Ahmadinejad, il governo di Rouhani ha impedito l’accesso del Relatore Speciale dell’ONU sui diritti umani in Iran e ha continuato il tentativo di annientare i membri dell’OMPI a Camp Ashraf e a Camp Liberty in Iraq.
Svolgendo il gioco della “moderazione”, Teheran ha continuato ad aumentare il numero delle centrifughe e la quantità di uranio arricchito giorno per giorno e sta lanciandosi nello stadio finale dell’acquisizione della bomba nucleare. La forza terroristica ‘Qods’ sta espandendo la propria minacciosa posizione dominante sull’Iraq attraverso Nuri Maliki, Primo Ministro fantoccio, organizzando esplosioni omicide in Iraq, e conducendo una guerra distruttiva contro il popolo siriano. Il leader dell’opposizione siriana ha recentemente affermato: “le Guardie Rivoluzionarie Iraniane sono il vero dominatore in Siria e Qassem Soleimani, comandante della forza ‘Qods’, dirige le operazioni di guerra nel Paese. Hezbollah e miliziani iracheni sono inviati a combattere contro il popolo siriano agli ordini del regime iraniano. Maliki manda combattenti fondamentalisti in Siria e permette che entrino in Siria aeri che trasportano armi del regime iraniano”. Il boato delle esplosioni provocate dal fascismo religioso al potere in Iran può essere udito nelle città di Libano, Yemen e molti altri Paesi nella regione.
Il tempo per gli indugi con il regime iraniano è ampiamente scaduto. Perdere le ultime possibilità significa mettere il mondo di fronte al fondamentalismo dotato della bomba atomica, il che inevitabilmente conduce a un’altra disastrosa guerra mondiale.
Noi siamo totalmente d’accordo con i criteri che la signora Maryam Rajavi, Presidente-eletto della Resistenza Iraniana, pose davanti a Rouhani immediatamente dopo la sua elezione: liberazione dei prigionieri politici, libertà di espressione e di stampa, libertà dei partiti politici, cessazione degli interventi nella regione – specialmente in Iraq e in Siria – e fine del minaccioso progetto di armi nucleari. L’Occidente con una politica forte e attiva deve chiedere l’adempimento di questi criteri e condizionare ad essi qualsiasi miglioramento nelle relazioni con l’Iran, altrimenti gli odiosi ossequi espressi nei confronti di Rouhani non farebbero che dare al regime e in particolare a Khamenei la sicurezza di avere avuto successo nell’ingannare l’Occidente e di potere continuare con le loro politiche.
Una società esplosiva, profonde crisi economiche, vasti conflitti interni e l’esistenza di una resistenza organizzata guidata dall’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran hanno portato il Paese sul punto di grandi cambiamenti. Noi favoriamo tali cambiamenti sostenendo l’opposizione iraniana e le richieste del popolo iraniano di respingere la dittatura religiosa. In questo modo, mentre le faide interne del regime si intensificano, la ‘Guida Suprema’ sarà più isolata, e la strada del cambiamento e della democrazia sarà facilitata.
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Un dossier su Hassan Rowhani – il nuovo presidente del regime iraniano
È una forza per il cambiamento?
1. I precedenti di Rowhani
Hassan Rowhani è stato un alto funzionario del regime in tutti gli ultimi trent’anni, soprattutto nel campo di intelligence, forze armate e sicurezza nazionale.
In tali ruoli, egli è stato coinvolto attivamente nelle politiche e nelle azioni del regime, inclusa la soppressione dell’opposizione e il perseguimento di armi nucleari. Le sue posizioni mettono a nudo la sua vera personalità e il suo reale orientamento su questioni chiave.
Per 16 anni, dal 1989, Rowhani è stato segretario del Consiglio Supremo della Sicurezza Nazionale dell’Iran (CSSN), il massimo organo responsabile per tutte le questioni relative alla politica estera e alla sicurezza nazionale. Egli è attualmente il rappresentante di Khamenei nel CSSN. È stato consigliere del presidente per la Sicurezza Nazionale per 13 anni (1989-1997 e 2000-2005). Prima del 1989 era stato vice comandante in capo delle forze armate del regime (1987-1988) e membro del Consiglio Supremo di Difesa (1982-1988). È stato il capo negoziatore sulla questione nucleare dal 2003 al 2005. (Comunicato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran, 15 giugno 2013)
2. Rowhani sulla questione nucleare
Sostenere il programma nucleare del regime iraniano, cercare di tenerlo segreto e spingerlo avanti è stato il comportamento costante di Rowhani.
Come segretario del CSSN dell’Iran, egli era bene al corrente della costruzione segreta delle illecite strutture nucleari iraniane ad Arak, a Natanz e ad Isfahan, che rimasero clandestine fino a quando non ne rivelò l’esistenza nel 2002 il Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran.
Nel 2003 Rowhani divenne il capo negoziatore sulla questione nucleare per l’Iran. Alcuni anni dopo, egli si è vantato di avere ingannato l’Occidente continuando il percorso per ottenere armi nucleari il più rapidamente possibile.
In un incontro non pubblico del Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale nell’ottobre 2005 (dopo avere lasciato l’incarico di capo negoziatore), Rowhani spiegò come aveva condotto tale inganno dell’Occidente (“Rahbord”, rivista del Centro per gli Studi Strategici del Consiglio delle Esigenze del regime, autunno 2005). Egli affermò:
“In un incontro dei leader dello Stato nel 2003, si discusse sul fatto che, secondo la risoluzione dell’IAEA del settembre 2003, dovevamo fornire all’IAEA un quadro completo delle nostre attività nucleari degli anni precedenti. La questione era se fornire un quadro completo avrebbe alleviato il problema o no. Il dilemma era che se avessimo offerto un quadro completo questo avrebbe potuto portarci al Consiglio di Sicurezza dell’ONU; e non fornirlo avrebbe anche costituito una violazione della risoluzione e saremmo potuti essere deferiti al Consiglio di Sicurezza per non avere adempiuto alla risoluzione.
…Un’altra questione che fu sollevata era il fatto che gli europei si rendevano gradualmente conto che noi non accettavamo sospensioni nelle aree in cui avevamo difficoltà tecniche ed eravamo d’accordo solo su sospensioni nelle aree in cui non c’erano per noi problemi tecnici. Questo è un punto che essi hanno indicato nei colloqui recentemente. Per esempio, noi abbiamo completato la struttura di Isfahan che è la sezione per U.C.F. [Uranium Conversion Facility – impianto di conversione dell’uranio], e l’impianto che converte lo ‘yellow cake’ [‘torta gialla’, ovvero miscela di ossidi di uranio concentrato] in UF4 e UF6 [tetrafluoruro ed esafluoruro di uranio] è stato completato durante il periodo di sospensione. Quando stavamo negoziando con gli europei a Teheran, stavamo ancora installando alcune delle attrezzature al sito di Isfahan e c’era molto da fare per completare quel sito e finire il lavoro lì. In realtà, creando una situazione amichevole, abbiamo potuto completare Isfahan.
…Devo dirvi che abbiamo bisogno di qualche tempo per realizzare le nostre capacità. Intendo dire che se noi potessimo completare il ciclo del combustibile e rendere questo un fatto compiuto per il mondo, allora l’intera situazione sarebbe differente.”
In un articolo intitolato “Come abbiamo ingannato l’Occidente – dal negoziatore dell’Iran sul nucleare”, il Sunday Telegraph del 5 marzo 2006 riferì: “L’uomo che per due anni ha guidato i negoziati sul nucleare per l’Iran ha spiegato con un dettaglio senza precedenti come il regime ha tratto vantaggio dai colloqui con Gran Bretagna, Francia e Germania per andare avanti con l’inganno nel suo programma atomico segreto. In un discorso durante un incontro a porte chiuse di clerici islamici di primo piano e accademici, Hassan Rowhani, che ha guidato i colloqui con il cosiddetti ‘EU3’ fino all’anno scorso, ha rivelato come Teheran ha giocato a guadagnare tempo e ha tentato di ingannare l’Occidente dopo che il suo programma nucleare segreto era stato svelato dall’opposizione iraniana nel 2002”,
Durante la campagna elettorale, egli si è accreditato del perseguire politiche determinate da Khamenei e di avere con successo ingannato le potenze occidentali sull’intenzione dell’Iran di continuare il programma nucleare. Egli ha detto inoltre che in quel periodo la situazione politica era differente, ma ha aggiunto: “Siamo riusciti ad evitare qualsiasi azione contro di noi senza cedere i nostri diritti”.
Nella sua prima conferenza-stampa dopo la vittoria elettorale di giugno, Rowhani ha respinto l’idea di fermare l’arricchimento dell’uranio, affermando: “Quell’era è finita”. (AFP, 17 giugno 2013)
In un’intervista al diffuso quotidiano in lingua araba Al-Sharq Al-Awsat il 15 giugno 2013, egli ha detto: “Il programma nucleare dell’Iran è interamente pacifico. Quindi, esso non è in violazione del diritto internazionale e non c’è spazio per alcuna discussione su questo. C’è una grande e politicamente motivata campagna per disinformare e creare ambiguità circa il carattere pacifico di questo programma. Tale mobilitazione è attuata principalmente da Israele”.
3. Soppressione dell’opposizione
Durante il suo mandato al Consiglio per la Sicurezza Nazionale, Rowhani assunse posizioni molto dure nei confronti di opposizione e dissenso. Egli guidò la stretta repressiva sugli studenti universitari insorti nel 1999. Il 14 luglio di quell’anno, mentre la rivolta studentesca stava crescendo, Rowhani disse a una manifestazione pro-regime: “Al crepuscolo ieri sera abbiamo ricevuto un decisivo ordine rivoluzionario, di spezzare senza pietà e totalmente qualsiasi mossa di questi elementi opportunisti dovunque possa avvenire. Da oggi il nostro popolo vedrà come sul campo le nostre forze di attuazione della legge … agiranno con questi elementi opportunisti e ribelli, se essi semplicemente oseranno mostrare le loro facce”.
Gli “elementi opportunisti e ribelli” cui Rowhani si riferiva erano studenti universitari che manifestavano chiedendo libertà e democrazia. Secondo il Wall Street Journal del 17 giugno 2013, “più di una dozzina di studenti furono uccisi in quelle proteste, più di 1.000 furono arrestati, centinaia furono torturati, e 70 semplicemente ‘sparirono’”.
4. Rowhani sulla Siria
Nell’intervista al quotidiano in lingua araba Al-Sharq al-Awsat del 15 giugno 2013, egli ha anche lodato l’alleanza del regime con la Siria. “Tutte le parti devono operare per porre fine a questa situazione. Tuttavia, ci sono fatti che non possono essere ignorati. La Siria è il solo Paese nella regione che ha resistito alle politiche espansioniste di Israele. Il conflitto fra i nostri fratelli in Siria è stato infiammato da alcuni governi all’interno e all’esterno della regione”, ha detto.
5. Sostegno al terrorismo
Rowhani era il segretario del Consiglio Nazionale Supremo quando l’Iran architettò le esplosioni del 1994 al Centro Culturale Ebraico di Buenos Aires, quando morirono 85 persone, e del 1996 alle torri Khobar, in Arabia Saudita, quando morirono 19 militari dell’aeronautica degli Stati Uniti.
6. Come è stata approvata la candidatura di Rowhani per l’‘elezione’?
Egli è stato esaminato e approvato dal Consiglio dei Guardiani per l’elezione come persona che ha dimostrato la propria completa fedeltà al potere assoluto della ‘Guida Suprema’ (Khamenei) sia in teoria che in pratica. Perfino qualcuno come Hashemi Rafsanjani, uno dei pilastri del regime, ha fallito tale test. Questo mostra il livello di lealtà di Rowhani a Khamenei.
7. Chi detiene il potere supremo a Teheran?
Nel regime dei mullah il potere reale è nelle mani della ‘Guida Suprema’. Come descritto una volta da Mohammad Khatami, il presidente non è che “l’uomo della logistica”.
Secondo l’Articolo 110 della Costituzione, il Vali-e Faqih (‘Tutore Giuridico’), guida a vita dei mullah (Ali Khamenei) ha tutte le leve del potere: determina le principali politiche del regime; ordina i referendum; è il comandante in capo delle forze armate; nomina i membri del Consiglio dei Guardiani, il capo dell’apparato giudiziario, il capo della radio e della televisione di Stato, il capo di stato maggiore della Difesa, il comandante delle Guardie della Rivoluzione, i comandanti delle forze militari e i capi delle agenzie di sicurezza; ratifica il presidente o lo esautora.
Tutte le questioni chiave relative a materie di Stato sono decise dal Vali-e Faqih. Quindi, come è stato riconosciuto da Rowhani e anche molto recentemente dal presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad, tutte le decisioni riguardanti il programma nucleare sono prese da Khamenei.
La sopravvivenza del regime (‘Repubblica Islamica’) è basata sulla nozione del potere assoluto del clero (Velayat-e-faqih). Quindi, qualsiasi deviazione da tale principio condurrà inevitabilmente alla caduta del regime. Per questa ragione, Khamenei ha resistito contro ogni manovra politica in Iran, e contro qualsiasi seria riforma politica.
8. Conclusione
Rowhani è tutto tranne che un moderato o una forza per il cambiamento. Egli è della stessa stoffa degli altri mullah.
Come la signora Maryam Rajavi, presidente-eletto del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran, ha evidenziato nel grande raduno internazionale a Parigi il 22 giugno, ci sono degli indicatori chiari per il cambiamento e la moderazione in Iran. “Niente cambierà fino a quando la libertà di espressione e i diritti umani non esistono, fino a quando i prigionieri politici e i partiti politici non sono liberi, fino a quando rimane intatta la politica intransigente del regime in Siria e in Iraq e fino a quando il regime insiste nel cercare di ottenere armi nucleari”, ella ha affermato.
È opportuno ricordare che il 14 luglio 1999, nel pieno della rivolta di quel mese, Rowhani disse che insultare Khamenei “è un insulto all’Iran, all’Islam, ai musulmani, alla Costituzione, e a coloro che riconoscono l’Iran come il maggiore elemento decisionale per il mondo islamico. In quale Paese questi atti sediziosi sono tollerati? Ieri sera è stato emesso l’ordine decisivo di reprimere duramente qualsiasi mossa di questi elementi”.