E’ dal 1960, prove alla mano, che tentiamo di focalizzare la situazione socio/politica del nostro Bel Paese. Abbiamo vissuto il canto del cigno della Prima Repubblica e lo sgretolamento della Seconda. Ora, in pieno marasma istituzionale, ci troviamo punto a capo. In più, tanto per complicare la situazione, l’Italia continua ad essere direttamente interessata da una crisi recessiva della quale, onestamente, non vediamo nessuna via d’uscita. Così, mentre l’economia langue ed il potere d’acquisto degli stipendi, quando ancora ci sono, e delle pensioni si ridimensiona, il futuro degli italiani che hanno “creduto” nelle promesse di chi, probabilmente, già sapeva di non poterle mantenere è in forse. Ora tra farsa e ricatto, tiriamo avanti con un quadro politico, sempre meno affidabile, dove il coro di dissenso non lascia intravedere ragionevoli possibilità d’armonizzazione anche nei partiti che consentono a questa XVII Legislatura di continuare un’agonia che s’è fatta dolorosa e senza prospettive di recupero. Eppure, si tenta ancora di “ricucire”. Anche se non abbiamo capito che “cosa” e “perché”. Quando non ci sono alternative, insistere ci sembra incoerente. Gli spauracchi d’aumenti impositivi in caso di “vacatio” parlamentare sono tutti da dimostrare. Ciò che il Potere Legislativo ha già stabilito non sì tocca. E’ Legge. Per il resto, si dovrà, necessariamente, attendere la decisione delle urne. Ciò indipendentemente dal futuro del PdL e dalle decisioni del PD che, al suo interno, ha rivelato una crisi d’identità nei confronti di una dirigenza sempre più sfumata. Ora, con l’inizio dell’autunno, non ci resta che seguire, passo passo, l’agonia dell’Esecutivo Letta che vive per l’accanimento, sempre meno convito, di una maggioranza tanto atipica da non considerala politicamente tollerabile. Pur se ai ferri corti, Destra e Sinistra si sono alleate. Forse, con l’intento di dare al Paese una “possibilità”. E’ andata male. Il 2014 registrerà ancora un Prodotto Lordo (PIL) in negativo e già sono allo studio inasprimenti fiscali che, solo in apparenza, apparivano “frenati”. Senza prospettive occupazionali, e con pensioni infime, andare oltre è difficile. Per molti, obiettivamente, impossibile. Ci siamo adattati, sin troppo, alla recessione. Sono cambiate e abitudini; anche sul piano alimentare. Siamo tornati indietro e se ne sono accorti tutti. Ora ci chiediamo a chi giova protrarre uno stato degenerativo tanto palese. Se si escludono i compensi parlamentari, che non interesano solo gli eletti, ma tutto il sistema, non ci sono prospettive. Fare politica s’è ridotto ad un mestiere che non risente, però, della “crisi”. Nel firmamento di Montecitorio e Palazzo Madama sono cambiate molte “figure” che contano; ma il risultato è rimasto quello che già era ben noto. Tante premesse, poche promesse ed ancor meno speranze. Vivere alla giornata, seguendo le riunioni dei gruppi parlamentari o i ritiri di chi non intende mollare la presa, non solo è insensato; è anche allucinante. Nella Penisola di chi ha ancora tutto e di chi non ha in sostanza più niente, s’inserisce la speranza, che è l’ultima a morire, di una “svolta”. Per “dove” non è ancora chiaro. Viviamo una realtà allucinante, ma la subiamo per mancanza di possibili scelte.
Giorgio Brignola