A CHI SPETTA?

Lo status d’italiani all’estero, almeno secondo noi, dovrebbe avere un più dettagliato significato. Perché i Connazionali, ovunque residenti, dovrebbero avere, almeno nei confronti del fisco italiano, stessi diritti e stessi doveri di chi abita il Bel Paese. Invece, ancora No. Tra le tante incongruenze, spicca, prepotente, quella correlata alla fiscalità immobiliare. Che le tasse e le imposte si debbano pagare, siamo perfettamente d’accordo. Resta, però, fondamentale informare il potenziale contribuente sul “come” e sul “quando”. Del resto, l’interpretazione delle normative fiscali non sempre è di facile accesso. Così, non di rado, il Connazionale residente all’estero è classificato come “evasore”. Poi, dato che la legge non ammette ignoranza, passibile di sanzioni amministrative non del tutto indifferenti. Dunque: se è palese che si deve dare a Cesare quello che gli spetta, è anche decisivo chiarire i dubbi di che dovrebbe essere messo nelle condizioni di fare il suo dovere fiscale. Insomma, anche l’equità fiscale, della quale parecchio si tratta, è più argomento politico, che pratica applicazione di una differente forbice impositiva. Come a scrivere che l’informazione nel settore dovrebbe essere chiara, accessibile e d’univoca interpretazione. Ora, ci chiediamo a chi spetta l’informazione contributiva nei confronti di chi ha dei doveri col Fisco nazionale. Da subito, la domanda è consequenziale. A chi tocca? Rivolgersi a parenti ed amici, più o meno pratici, non sempre è buona scienza. Restano i “Commercialisti” che sono gli unici per garantire il “buon” fine di una pratica tributaria. Ovviamente, con un costo. Ora, se è giusto fare il proprio dovere, lo è assai meno rivolgersi a terzi a titolo oneroso. Così, nella marea di proposte disattese, ci permettiamo di suggerire al Dicastero delle Finanze di dare corpo ad un Ufficio per l’assistenza fiscale presso i nostri Consolati o, anche, nei Patronati con specifica abilitazione in materia. Le vie informatiche sono infinite. Resta il dubbio d’usarle nel modo corretto. Anche perché non tutti hanno un buon rapporto col computer. Ora ci vorrebbe la volontà politica per concretizzare questa nostra modesta proposta. Nell’interesse di tutti ed a scapito di nessuno. Dati i tempi, ci sembra irrazionale rimandare “sine die” un problema che, invece, sarebbe stato d’affrontare già da molto tempo. Questa puntualizzazione, tanto per intenderci, non può più essere disattesa. Con l’autunno, la ripresa della sofferta attività parlamentare dovrebbe consentire una collocazione anche di questo problema. Pure se, al momento, non ha ancora trovato un barlume di soluzione. Nonostante tutto, l’Italia resta il Paese delle incongruenze per eccellenza. Se non facciamo presto e bene, sarò l’Europa a pretendere quell’ equità fiscale della quale sentiamo, sicuri di non essere i soli, la mancanza.

Giorgio Brignola

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