Riciclaggio in Vaticano, i trucchi dello IOR

di Nicola Tranfaglia

Dopo trenta mesi di indagini condotte dalla procura di Roma, non più “porto delle nebbie” come lo definivano molti osservatori negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, e dal Nucleo valutario della guardia di Finanza, emerge quello che era già chiaro agli studiosi dei rapporti tra Stato e Vaticano, come ai pochissimi esperti del ruolo che il fenomeno mafioso riveste nella società e nell’economia italiana, europea e mondiale.

Mi riferisco ai trucchi finanziari e giuridici che hanno consentito all’Istituto Opere di Vigilanza, meglio noto come IOR, di agire come una banca di affari internazionale senza apparire come tale nello stato in cui nasce. Se mai di operare al contrario – arguiscono i giudici – come “un sistema off shore nel cuore geografico dell’Italia e della sua capitale, libero da ogni vincolo di trasparenza, protetto dall’impenetrabile segreto vaticano ma, soprattutto, strutturalmente tarato per consentire gigantesche operazioni di riciclaggio. “Lo IOR – scrivono i pubblici ministeri -intratteneva diversi conti correnti con banche operanti in territorio italiano, considerati tutti, dal punto di vista formale, di “corrispondenza”.

In realtà, la tipologia dei conti, pur se qualificata di “corrispondenza” ha coniugato, contemporaneamente, operatività tipiche dei conti correnti ordinari e dei conti di corrispondenza. Dunque, proseguono i pm, da un lato si rilevavano operazioni riconducibili esclusivamente ai clienti IOR, dall’altro su quegli stessi conti confluivano rimesse di contanti, assegni circolari e bancari, ordini di versamento, giri di fondi e altre operazioni che costituivano provviste destinate a rimanere su quei conti a tempo indeterminato, a discapito cioè di quella provvisorietà che dovrebbe caratterizzare i conti di corrispondenza.

E ancora si precisa che “alla confusione globale di fondi di diversa natura e provenienza depositati sui conti IOR va aggiunta la circostanza che i clienti IOR, i beneficiari dei depositi, sui conti di corrispondenza e degli assegni non venivano identificati da parte dell’intermediario bancario italiano presso cui erano accesi i costi di corrispondenza. Con un effetto: l’elevato rischio che il modo di procedere dello IOR possa essere utilizzato come schermo, come canale, da parte dei suoi correntisti per mascherare operazioni di riciclaggio.”

Ed è qui che emergono le tredici operazioni di riciclaggio contestate all’ex direttore generale Paolo Cipriani , e al suo ex vice direttore Massimo Tulli. (Il presidente Gotti Tedeschi esce dal procedimento per archiviazione, non avendo mai avuto alcuna funzione operativa). Ciascuna di queste operazioni si svolge con il medesimo meccanismo. Su un conto di “corrispondenza”, il correntista dello IOR di turno (di solito uno sconosciuto prelato, un suo parente, ovvero un ente esterno o ancora lo stesso IOR) dispone bonifici per somme di cui non si conoscono né la provenienza, né i reali beneficiari. Soprattutto perché i vertici dell’Istituto rifiutano di fornire qualunque informazione. Accade a Roma, nel settembre 2010, con i famosi 23 milioni di euro che sarebbero dovuti transitare per un conto del “Credito Artigiano” per finire alla Banca del Fucino e alla Filiale JP Morgan di Francoforte. (il denaro sarà sequestrato dalla Procura).

Accade a Milano, nel 2010 e nel 2011, per tutte le altre operazioni di trasferimento dei fondi che vengono disposte sul “fondo di corrispondenza” IOR numero 1365 acceso presso la Filiale di JP Morgan Chase per ilquale la stessa JP Morgan chiede inutilmente informazioni in Vaticano fino a vedersi costretta a interrompere i rapporti. Per non parlare della gigantesca truffa legata al finanziamento “così detto” dell’otto per mille, nato dall’articolo 47 della legge di attuazione del concordato Italia-Santa Sede del 1984.

La verità è che lo IOR coltiva in maniera incessante il riciclaggio che arriva da più parti (e in passato, all’inizio degli anni ottanta e novanta del Novecento, come sanno ormai gli storici, anche dai corleonesi di Cosa Nostra) e quel delitto di auto riciclaggio, che non a caso Berlusconi, al potere nei primi tre anni di questa ultima legislatura, si è opposto fortemente a includere nel nostro ordinamento vigente.
E’ questo il grande scandalo che caratterizza la lunghissima storia dello IOR e che si spera possa venire alla luce finalmente anche con il processo in corso. Forse si può sperare anche che Papa Francesco prenda una decisione adeguata a questo momento storico.

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