In quest’ultimo biennio, nonostante una stretta fiscale impensabile nel passato, in Italia s’è incrinato quell’equilibrio socio/ economico che, almeno apparentemente, ci aveva accompagnato sino ai primi anni del Nuovo Millennio. In breve tempo, i prezzi di tutti i generi di consumo sono saliti, mentre l’occupazione è sempre tragicamente scesa. Questi, in sintesi, i fatti che ci accompagneranno ancora per molto, mentre la politica sembra restare inchiodata ad un sistema che, da tempo, doveva essere cambiato. Allora, cosa sta succedendo? Sul fronte dell’economia nulla di veramente nuovo o innovativo. Le preoccupazioni per il futuro sono inversamente proporzionali alle realtà del presente. A nostro avviso, oltre al particolare momento politico, le concause di questo fenomeno involutivo sono da ricercare anche nell’inquadramento dei redditi che, forse, è ancora poco chiaro anche alla dirigenza del Paese. In pratica, oggi e nel futuro, si dovrebbe adottare una maggiore ”saggezza” finanziaria che, in ultima analisi, andrebbe a favorire maggiormente quello spirito sociale e d’equità del quale siamo carenti. Prima di pretendere altri sacrifici, si dovrebbero favorire gli investimenti e privilegiando specifici cicli produttivi. La mancanza di liquidità porta ad un’accentuazione della depressione che già ipoteca il futuro d’almeno una generazione. L’economia di un Paese non è facile da gestire. Lo riconosciamo. Ma non è neppure prudente rimandare, solo per spostare nel tempo, provvedimenti impopolari che, in ogni caso, saranno varati entro l’anno. L’egoismo umano, che è una delle peggiori caratteristiche di noi tutti, ci ha portato a percorrere una strada che ha determinato un condizionamento anche nei confronti degli altri Paesi UE. Le percentuali in caduta della produzione, la difficoltà a mantenere una concorrenza nei mercati internazionali ha provocato un impoverimento differente che è quello più complesso da sradicare. Dato che non è possibile presupporre una nuova “civiltà industriale”, è indispensabile che s’incoraggi un sistema economico che sostenga gli imprenditori con volontà di investire nell’Azienda Italia. E’ inutile fare del problema una filosofia che non risolve. Siamo circondati da Paesi che mostrano un’economia assai più bilanciata della nostra. Oggi, anche a costo di rinegoziare la governabilità, è di fondamentale importanza agevolare, in tutti i modi, l’iniziativa privata che, una volta avvallata, potrebbe offrire nuove possibilità d’assorbimento di forza lavoro favorendo, in definitiva, la ripresa di un mercato che, oggi, non ha futuro. L’Esecutivo Letta non è, e non sarà, la panacea ai mali del Paese. La “grande coalizione” s’è ridimensionata. Le debolezze del Governo da probabili, si sono fatte possibili. La regola d’oro sarebbe quella di disgiungere l’economia reale dalla politica inconcludente per riesaminare i conti d’Italia. Anche perché, non sempre, si può fare di necessità virtù. Preso atto degli eventi, riteniamo che non sia questo l’obiettivo del Governo per ora di larghe intese, ma di dubbie iniziative. Prima dell’inverno, i nodi verranno al pettine e le conseguenze saranno imprevedibili.
Giorgio Brignola