Il 2013 è iniziato con tutte quelle perplessità e rinunce che avevano caratterizzato, almeno, il biennio precedente. I sacrifici ci sono sempre tutti, ma, forse, con l’autunno ci potrebbero essere notizie in positivo sul fronte socio/economico nazionale. Non è detto, in ogni caso, che i mesi che c’aspettano saranno meno sofferti. La politica del “Fare” non ci ha convinto a fondo e preferiamo attendere qualche risultato concreto. La parola d’ordine è sempre la stessa: limitare le spese, incrementando, però, la produzione per garantire l’occupazione ed assicurare una parvenza di stabilità economica al Paese. Evidentemente, dalla crisi non si esce senza un rigoroso, quanto ponderato, programma d’investimenti e di minor carico fiscale. Anche l’UE ha dato palesi segnali d’assenso alla linea Letta. A noi non resta che verificare gli eventi per capire, sino a che punto, sarà possibile frenare la recessione. Per l’anno corrente, anche se in economia fare delle previsioni non è buona scienza, l’implosione sociale continuerà. Il costo della vita, anche per il 2014, registrerà un incremento non inferiore al 12% rispetto a quello di quest’anno tribolato. Non cambierà lo “status” per i milioni di lavoratori a reddito fisso, per i pensionati e gli artigiani. La disoccupazione, nella migliore delle ipotesi, sarà frenata; ma nulla di più. Da noi il superfluo non esiste ed il necessario resta in “forse” per molti. Ci siamo indebitati per non soccombere ed ora il conto non si mostrerà meno salato. Se, come sembra, sarà varata una nuova politica dei redditi e maggiori controlli sull’evasione fiscale, la “discesa” potrebbe trasformarsi in “china”. E’ vero che non si vive di solo pane, ma, intanto, sarebbe consolante che, almeno quello, fosse garantito. Questa XVII Legislatura, nata per evitarci guai maggiori, ora potrebbe rivelarsi meno scialba di come avremmo immaginato. Senza essere tacciati per “nostalgici” sarebbe opportuno studiare un sistema capace di tener conto del potere d’acquisto dei salari con riferimento al costo della vita. Per garantire una maggiore liquidità, è importante allentare le preoccupazioni, che ci sono, per il futuro. In altri termini, ciò che l’Esecutivo andrà a proporre con le regole del “Fare”, sia avallato da un Parlamento più responsabile e meno dispersivo anche nelle sue componenti oggettivamente inconcludenti. Perché, tanto per essere più chiari, accanto ai problemi economici ci sono anche quelli politici. Riuscirà Letta a continuare la via verso un programma innovativo? Proprio con questo vitale interrogativo, insieme con i tanti altri che ne costituiscono l’essenza, il secondo semestre del 2013 sarà, se non altro, tempo per verificare la buona volontà di tutti per salvare il Paese da un decadimento sostanziale le cui conseguenze non sarebbero, in ogni modo, prevedibili.
Giorgio Brignola