Adriano Celentano, Vittorio Messori e gli articoli di Renato Pierri

Adriano Celentano ha scritto una lettera a La Repubblica, per contestare alcune affermazioni di Vittorio Messori, che descrive Gesù come persona ricca e dà del demagogo a papa Francesco. Adriano in maniera più prolissa dice le stesse cose che ho scritto io in un breve articolo pubblicato un giorno prima su diversi siti internet (Reset Italia, Politicamentecorretto, Apocalisse Laica, ed altri, e inviata vanamente allo stesso quotidiano. Messori, invece, esagerando, senza il senso della misura, riguardo a Gesù che, in realtà, non era povero, ma neppure ricco, dice le stesse cose che io scrivo da anni. Trascrivo sia il breve articolo del 14 giugno, sia un articolo del 2005 sulla povertà di Gesù.
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“Papa Francesco demagogo secondo il perplesso Vittorio Messori”

Gli ospiti nel salotto di Bruno Vespa cambiano qualora si tratti di trasmissioni su argomenti religiosi, tranne uno, Vittorio Messori, che è fisso un po’ come Simonetta Matone e Paolo Crepet nelle trasmissioni dedicate alle ragazzine uccise. Viene fatto di chiedersi per quale motivo Vespa lo inviti sempre: per simpatia e per un segreto gusto sadico di fargli fare figure tapine?

La serata dell’11 giugno era dedicata a “La rivoluzione di papa Francesco”, e si parlava delle frasi “rivoluzionarie” pronunciate dal Papa: “San Pietro non aveva il conto in banca”; “Una Chiesa ricca è una Chiesa senza vita”. Il buon Vittorio, dopo aver precisato più volte che forse stava sbagliando, che parlava con molta esitazione, con il massimo rispetto verso il papa che stimava tanto, se n’è uscito con questo commento: “So che c’è un discrimine difficile e pericoloso tra un discorso edificante e la demagogia… per esempio lo slogan… il Papa che avrebbe detto: San Pietro non aveva il conto in banca”. Qui Bruno Vespa lo interrompeva, facendogli notare che quel verbo al condizionale era sbagliato. Lui ammetteva col tono di chi ti fa una concessione, e continuava: “Però Gesù e la sua comitiva avevano un tesoriere… dice Luca che Gesù era seguito da ricche donne che sovvenivano ai suoi bisogni… Gesù quindi aveva delle sponsor… c’era un amministratore… certamente san Pietro non aveva il conto in banca, però attingeva anche lui alla cassa comune”. A quel punto lo sguardo del colto sacerdote che gli sedeva accanto, il direttore di Civiltà Cattolica, assumeva un’espressione tra il sofferente e l’assente, come fosse perso in ben altri pensieri. Gli altri ospiti se lo guardavano stupiti e divertiti ad un tempo. E lui, l’esitante, ha concluso: “Qualche volta sono un po’ perplesso proprio perché non vorrei che si scivolasse nella demagogia”. Un papa demagogo, secondo il perplesso. Ma lo sproposito più grande arrivava più tardi: “Quello che mi rassicura in qualche modo, è proprio il suo essere gesuita… grazie alla virtù della prudenza, io credo che saprà fermarsi in tempo”. Al che, Massimo Franco, sempre più divertito: “E’ un avvertimento al Papa?”. Ma certo, caro Massimo Franco, papa Francesco è su una brutta china, speriamo si fermi in tempo, prima che la Chiesa diventi come quell’altro Gesù, quello che mandò Pietro a cercare uno statere nel pesce, poiché non avevano denaro in tasca, come quello che non aveva dove reclinare il capo. Ma quando il Papa parla di una Chiesa povera non alluderà per caso semplicemente ad una Chiesa priva del superfluo?

Renato Pierri

http://www.newsit24.com/notizie/papa-francesco-demagogo-secondo-il-perplesso-vittorio-messori

https://archivio.politicamentecorretto.com/index.php?news=58986

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L’unità 23 dicembre; Il Tempo 27 dicembre; Liberazione 28 dicembre 2005.

A proposito del Natale: Gesù non era povero
Il Gesù povero di Luca in Matteo ha la casa
Chiesa. Gesù era davvero povero? –
“Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo”; così, un canto di Natale. Stranamente (o forse no?), la Chiesa ha sempre lasciato credere ai fedeli che Gesù sia nato e vissuto in estrema povertà. Luca, che non era uno dei dodici apostoli, racconta che Maria “avvolse il neonato in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto all’albergo”. Matteo invece, che fu apostolo di Gesù, non accenna per niente ad una grotta, ma riferisce che i Magi, giunti dall’Oriente per adorare il Bambino, entrarono “nella casa”. Gesù era figlio di un carpentiere, ed egli certamente esercitò lo stesso mestiere nella giovinezza (Mc 6,3). Un falegname della Palestina era un uomo abile, utile, e particolarmente stimato. Così, è ragionevole ritenere che Maria e Giuseppe, disponendo di denaro, avessero avuto la possibilità, in ogni caso, di far nascere il Bambino ben al riparo “dal freddo e dal gelo”. E' pur vero che il Nazareno durante il periodo della predicazione, non avesse dove reclinare il capo, ma non sembra si facesse mancare il cibo, a giudicare da tutte le volte che lo troviamo a tavola a casa di amici, e dalle sue stesse parole: «E’ venuto Giovanni che non mangiava né beveva, e si diceva: – E’ indemoniato -. E’ venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e si dice: – E’ un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori! -». Sicuramente non gli mancarono pane e pesce, e certo “bevve quel vino nero, pastoso e colorito, che bisognava annacquare prima di servirlo” (Daniel Rops). Disponevano, lui e i suoi apostoli, di denaro, e facevano l’elemosina ai poveri (Gv 13,29). Infine, non era vestito di stracci, giacché i quattro soldati romani si divisero le sue vesti, e tirarono a sorte la tunica, essendo cucita tutta di un pezzo (Gv 19,23-24).

Renato Pierri

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