SINO IN FONDO

Con genuina oggettività, dobbiamo rilevare che la situazione italiana, nonostante l’impegno del Governo Letta, è sempre delicata e complessa. In questo primo semestre del 2013 si è venuta, infatti, a delineare la reale causa di questa iattura nazionale. Manca ancora una convergenza d’idee e d’intenti capaci d’offrire al Paese quella fiducia che sembra essersi perduta nei meandri di una crisi economica le cui origini sono state anche di matrice internazionale. A nostro avviso, c’è una forte perplessità da parte di tutti. Chi ha accettato la guida dell’Italia, senza nessuna particolare garanzia, si è assunto una gran responsabilità che dovrebbe, almeno, aprire alla “rimonta” nel prossimo anno. Il programma di quest’Esecutivo polivalente, se ben impostato, potrebbe garantire la svolta del Paese. L’aria di rinnovamento, che non c’è sfuggita, resta ancora ad un livello di difficile gestione. Nella ricerca di stabili equilibri che consentono lunga vita alla Legislatura, ci sentiamo ancora privati di quell’equilibrio indispensabile per evitare maggiori problemi degli attuali. Nel biennio 2011/2012 si è innescata una serie d’eventi politici che hanno solo evidenziato una recessione economica che si era insinuata nella nostra economia assai prima. Dietro all’attuale situazione è sempre presente una classe politica che ha una sorta d’incapacità a gestire i problemi di casa nostra senza usare le strategie del passato. Se non siamo alla bancarotta, poco ci manca. Lo sanno molto bene i mercati finanziari che rivelano, giorno per giorno, il declassamento della nostra economia. Ne usciremo? E’ un interrogativo che s’è fatto impellente. La risposta è, però, assai articolata e non può basarsi solo sui sacrifici indiscriminati che ricadono, guarda caso, proprio nelle fasce più colpite dalla crisi. Ci sono delle regole da rispettare che, invece, sono ignorate. Per aumentare i posti di lavoro e frenare la disoccupazione è indispensabile rielaborare una produttività. Ma per riprogrammarla è indispensabile riavviare gli investimenti. La mancanza di liquidità ha contribuito a contrarre i consumi e, di conseguenza, l’offerta. Il controsenso nazionale è proprio quello di una carenza d’iniziative per ridare fiducia agli investimenti. Ovviamente offrendo utili interessanti e minore pressione fiscale. Invece, le aziende sono in deficit e la disoccupazione aumenterà ancora. Un nuovo giro di vite alla nostra anemica economia significherebbe la fine d’ogni, pur tenue, ripresa. Tutti i Partiti ne sono consci, ma nessuno sembra intenzionato a fare il primo “passo” per andare oltre. La logorante attesa di nuovi eventi ha determinato nel Paese una rovinosa stasi che ci ha portato indietro tra i Paesi industrializzati del mondo. Le stesse istituzioni sono scosse da scandali che ne hanno minato la solidità. Solo uno Stato di diritto può sopravvivere alle avversità. Su questa tesi restiamo irremovibili. Entro l’anno, si dovrebbero trovare più ampi accordi a livello parlamentare. Invece, l’attenzione e volta in tutt’altra direzione. A questo punto, ci aspettiamo una gran prova di coerenza; ma coerenza su tutti i fronti. I partiti, dentro e fuori il Governo, dovrebbero dimostrarla. Non posiamo, però, negare che una scelta s’impone e sarà, in ogni caso, una scelta coraggiosa per il Popolo italiano. Meglio, però, andare sino in fondo, che continuare ad agonizzare nella palude degli interventi disattesi.

Giorgio Brignola

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