Egregio sig. Presidente,
dopo aver preso conoscenza della Sua intenzione di sopprimere il contributo previsto dalla L.R. 55/80 a favore dei siciliani emigrati e delle loro famiglie, mi sono sentito scoraggiato e deluso come siciliano emigrato.
Noi, siciliani all’estero, abbiamo sempre sognato una Sicilia non più additata come la Regione rappresentativa di tutti i mali italiani, ma riconosciuta come una terra capace di valorizzare e promuovere quella cultura antica e quei valori che ci hanno insegnato i nostri padri.
Sono quei valori che, dignitosamente, abbiamo messo nelle nostre valige ed esportati nel mondo intero. Proprio quei valori di onestà, dignità, orgogliosa umiltà, amicizia, rispetto, generosità e operosità hanno fatto apprezzare il popolo siciliano nel Mondo e con esso la terra d’origine, non solo la Sicilia ma l’Italia intera.
Vorrei ricordarLe i tanti siciliani emigrati oltre Oceano agli inizi del 900, la maggior parte dei quali non ha più rivisto il suolo siciliano. RicordarLe i siciliani scomparsi lavorando per coronare il sogno di comprarsi un pezzo di terreno e costruirsi una casa, sogno alimentato dall’illusione di potere un giorno fare ritorno definitivo al paese natio. RicordarLe che i siciliani all’estero, anche grazie alle loro rimesse, hanno permesso una migliore vita quotidiana a quelli che sono rimasti.
Invece, sembra che serpeggi quasi un sentimento di vergogna per quei 6 milioni di siciliani all’estero che approfittano di ogni occasione per prendere un treno, un aereo, una macchina e tornare nell’amata Sicilia, anche se solo per qualche giorno. Essi sembrano solo degni di essere cancellati per sempre dalla scena e condannati alla damnatio memoriae.
Caro Presidente, io posso anche capire le Sue ragioni in questo momento di crisi, ma mi viene difficile capire perché, nei momenti di crisi, si vanno a cercare sempre gli spiccioli che riguardano i siciliani, in questo caso, o più in generale gli italiani, residenti all’estero.
Caro Presidente, sia certo che noi, in ogni parte del Mondo, continueremo a promuovere i valori e la cultura della nostra bella Sicilia, anche se cominciamo a perdere le speranze di vederla un giorno cambiata, valorizzata per le sue tante pregevolezze e peculiarità, oggi in buona parte occultate e soffocate dalla risonanza di tristi eventi del recente passato.
Tuttavia continueremo ad amarla, a camminare sul suo suolo come se fosse cosparso da un manto di petali di rosa. Continueremo ad accogliere i nostri corregionali e aiutarli, riversando su di loro la solidarietà di cui noi godemmo al nostro tempo. Però una domanda mi viene spontanea: come viene giudicata una terra che dimentica i propri figli nonostante questi facciano di tutto per affermare e consolidare i vincoli con la terra natia?
AugurandoLe un proficuo e sereno lavoro, colgo l’occasione per inviarLe i miei più cordiali e siculi saluti.
Carmelo Vaccaro