Nasce il Museo sul territorio delle opere di Filippo Biagioli (Il sentimento umano dell’arte primaria) con preghiera di diffusione e condivisione

Dall'esperienza diretta con il MAP Museo Arti Primarie e la conoscenza di altre realtà presenti sul nostro territorio nazionale promosse da comuni, enti, associazioni, è nato il mio desiderio e bisogno di censire, localizzare e sviluppare questo progetto chiamato: Museo sul territorio delle opere di Filippo Biagioli. Di fatto sono spazi di terreno o murali, che musei, enti pubblici, o privati scelgono per aderire alla proposta e utilizzati per realizzare installazioni di mie opere d'arte. La rete di connessioni dei luoghi toccati dall'iniziativa sarà autofinanziata tramite un bookshop aperto sul sito e opportunamente documentata: troveranno spazio sul mio blog www.filippobiagioli.com mappe interattive scaricabili su ogni tipo di dispositivo informatico. Ciò riuscirà a proporre un'informazione esaustiva del suolo toccato dalle opere, sia sotto il profilo artistico relativo alle installazioni, sia sotto l'aspetto turistico del comune in cui sorge.

Ma presentare questo progetto ha per me un aspetto ancor piuÌ€ profondo rispetto alla semplice installazione delle opere come se fossero in mostra in qualche sala espositiva; eÌ€ la possibilitaÌ€ di comunicare con il mondo, con le persone che ne vogliono far parte in maniera attiva e che desiderano fermarsi a riflettere, pensare a riappropriarsi del territorio in cui esse vivono. Con la concretizzazione di questa idea posso affermare alcuni concetti per me importantissimi. Innanzitutto “tornare” al territorio come “valore reale”, fondamentale patrimonio per l'uomo e la sua crescita interiore, poiché esso eÌ€ il “suolo materno” con cui condividiamo la nostra nascita, cresciamo apprendendone la cultura gli usi e costumi, ci arricchiamo interiormente delle esperienze dei nostri avi, tramandate dalla nostra famiglia. A tutti gli effetti, il crollo odierno della fiducia verso le istituzioni pubbliche e verso le strutture sociali e religiose fino ad adesso insegnate, la frammentazione dei nuclei e il logorio dei rapporti inter-personali causati dallo scorrere frenetico della societaÌ€ attuale stanno trasformando l'insieme di persone che convivono sotto lo stesso tetto da “famiglia, gruppo di persone legate tra loro da rapporti di parentela” in micro-tribuÌ€ contemporanee, in cui il gruppo ha una sua caratteristica comune, sia essa culturale e linguistica (si pensi ai dialetti), e dove in zone rurali ritorna a “vivere e coltivare” il territorio per la sua sopravvivenza. Sempre in questo momento storico di grandi trasformazioni, l'arte eÌ€ spesso rilegata a “cultura di investimento” per cui si sente sempre piuÌ€ parlare di “investimenti in arte”. Ma cioÌ€ eÌ€ sbagliato in quanto la vera ricchezza eÌ€ “investire in cultura” cosiÌ€ da riportare alla luce quel patrimonio di tradizioni, leggende, riti, credenze, insegnamenti che possono riuscire a renderci liberi dalla dipendenza di un sistema socio politico che ci vuole schiavi, consumatori e non-pensanti. Investire in cultura puoÌ€ farci comprendere a fondo il nucleo familiare da cui proveniamo, la natura, gli animali, il prossimo. Tutto questo eÌ€ un bagaglio di esperienze che ci aiuta ad aprire la nostra mente in ogni direzione.

E' questo insieme di esperienze che origina il diritto a “…fare memoria per fare futuro, cit. dalla Presentazione MAP Museo Arti Primarie” dove la volontaÌ€ di far sopravvivere i ricordi alla tirannia del tempo eÌ€ quasi un dovere per le generazioni che intendono tramandare ai futuri discendenti un'educazione culturale composta dai propri errori, storie di vita, insegnamenti, culti, ecc. in modo tale che proprio a loro sia data la possibilitaÌ€ di usufruire di questa importante ereditaÌ€. Ho sempre abbinato questo pensiero ad una frase dettami da un'amica studentessa universitaria: “Io ti vedo tipo un concentrato di popolazioni estinte! Non eÌ€ che ti vedo un essere umano singolo!” la quale rende bene l'idea di come ancora sia possibile la percezione della “memoria archetipica” anche dentro un cittadino europeo, fin qui visto solo come figlio di una “cultura occidentale”.
Questo progetto invece eÌ€ anche una dichiarazione di esistenza dell'arte rituale europea (arte tribale europea, se consideriamo il singolo o l'insieme di persone che compiono un rito e/o la lenta trasformazione della famiglia). Come artista di arte tribale, mi trovo a vivere le radici del mio territorio, cioÌ€ che esso mi racconta e che mi trasmette. Che sia l'acqua del fiume, le fabbriche di metallo, o la terra calpestata dagli animali, tutto cioÌ€ eÌ€ una miniera a cielo aperto per ricavare materiali vari che mi consentono di concretizzare e raffigurare tramite statuine votive tutte quelle “presenze” che “sento” vicino a me come gli “spiriti” del bosco, dell'acqua, del vento, delle piante. Proprio per questo nonostante l'industrializzazione, il consumo di suolo, la perdita apparente di archetipi di tutto quello che mi circonda, io continuo la mia vita in simbiosi con quella che eÌ€ la mia arte, il mio modo di vivere che si concretizza tramite la mia meditazione sul fiume, i miei reliquiari che contengono frammenti di animali, le mie pitture. Nonostante l'Europa venga vista dall'esterno industrializzata e conti per la maggior parte fedeli di una sola religione, essa trattiene in sé il germe dell'arte tribale europea che non si puoÌ€ negare in quanto significherebbe in realtaÌ€ e senza dubbio negare tutto cioÌ€ che muove l'arte primaria in generale, sia essa africana, oceanica, himalayana ecc. e nello stesso qual modo negare i manufatti rituali contemporanei africani come valore culturale, o di ogni altra cultura; significherebbe dichiarare indirettamente che l'arte tribale o primaria non esiste (quando invece eÌ€ universalmente presente), poiché eÌ€ proprio nell'archetipo, nel ricordo degli antenati, nella raffigurazione di qualcosa che non si riesce a vedere ma solo a percepire o comprendere, nel rapporto con la natura, che essa nasce, si sviluppa e resta immortale e universale nel tempo.

filippo biagioli

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The new local Museum of the works by Filippo Biagioli (The human feeling of primary art)
please share this information

Thanks to the experience with MAP, the Primary Arts Museum and the knowledge of other realities in our national territory promoted by municipalities, corporations, associations, I developed the desire and need to assess, locate and develop this project called: Local Museum of the works by Filippo Biagioli. Actually these are spaces on the ground or walls, that museums, government agencies, or private individuals select to participate to the proposal and that are used to create the installations for my works of art. The network of connections of the places touched by the initiative will be self-financed through a bookshop on site and suitably recorded: they will appear on my blog www.filippobiagioli.com on interactive maps that are downloadable on any type of computing device. This will offer comprehensive information of the ground involved by the works, both in terms of its artistic installations, and from the point of view of tourism in the municipality in which it is situated.

But presenting this project has an even more profound meaning to me than the simple installation of the works as if they were on display in some exhibition hall; it is the ability to communicate with the world, with people who want to actively join in and that wish to stop and think, about reclaiming the area where they live. With the implementation of this idea I can talk about some very important concepts to me. First of all “returning” to the territory as an “actual value”, a fundamental asset to man and his inner growth, since it is the “mother land” with whom we share our birth, we grow learning its culture and customs, we enrich our lives from the experiences of our ancestors, handed down from our family. In effect, the collapse of today's trust toward public institutions and to the social and religious structures until now taught, the fragmentation of nuclei and the wearing of interpersonal relationships caused by the flow of today's fast-paced society are transforming the group of people living under the same roof from a “family, group of people bound together by kinship” into contemporary micro-tribes, in which the group has a common feature, be it cultural and linguistic diversity (think of dialects), and where in rural areas it returns to “live and cultivate” the land to survive. Also in this time of great transformation, art is often bound to an “investment culture” son on more and more hears of “investing in art”. But this is wrong because the real wealth lies in “investing in culture” so as to bring to light the heritage of traditions, legends, rituals, beliefs, teachings that may be able to set us free from the addiction of a socio-political system that wants us to be slaves, consumers and non-thinkers. Investing in culture can make us deeply understand the family we come from, nature, animals, and our neighbours. All this is a wealth of experience that helps us to open our minds in every direction.

It is this set of experiences that gives rise to the right to “Remember … to make the future, quoted from the MAP Primary Arts Museum Presentation” where the will to keep the memories alive against the tyranny of time is almost a duty for the generations who wish to pass on to future descendants a cultural education made from their mistakes, life stories, teachings, cults, etc.. in such a way that they are given the opportunity to take advantage of this important legacy. I always linked this thought to a phrase that a fellow university student once told me: “I see you as a sort of concentration of extinct populations! I cannot see you as a single human being!” which gives a good idea of ​​how the perception of the “archetypal memory” is still possible, even for a European citizen, so far only seen as the son of a “western culture”.
This project is in fact also a declaration of existence of the European ritual art (European tribal art, if we consider the individual or group of people who perform a ritual and / or the slow transformation of the family). As an artist of tribal art, I find myself living the roots of my territory, what it tells and that conveys to me. It could be the water of the river, metal factories, or the land trampled by animals, this is an open pit mine to extract various materials that allow me to create and personify through votive figurines all those “appearances” and “I feel” close to me like the “spirits” of the forest, of water, wind and plants. Precisely for this reason despite the industrialisation, land use, the apparent loss of archetypes of all that surrounds me, I keep my life in harmony with what is my art, my way of life that is expressed through meditation on the river, my reliquaries that contain fragments of animals, my paintings. Although Europe is seen from the outside as industrialised and accounts mostly followers of one religion, it holds within it the seeds of European tribal art that can not be denied as it would in reality and no doubt mean denying everything the primary art in general moves, be it African, Oceanic, Himalayan etc. and in the same way deny what the ritual artefacts as contemporary African cultural value, or any other culture would declare that tribal or indirectly primary art does not exist (when it is universally present), since it is precisely in the archetype, in the memory of ancestors, in the depiction of something that you can not see but only to perceive or understand, in the relationship with nature, that it is born, grows and remains immortal and universal in time.

filippo biagioli

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Naissance du Musée sur le territoire des œuvres de Filippo Biagioli (Le sentiment humain de l'art primaire)
avec demande de diffusion et de partage

Fort de mon expérience directe avec le MAP Musée des Arts Premiers et de la connaissance d'autres réalités présentes sur notre territoire national promues par les municipalités, les entreprises, les associations, j'ai eu envie et besoin et d'évaluer, de localiser et de développer ce projet intitulé : Musée sur le territoire des œuvres de Filippo Biagioli. En fait, il y a des espaces sur le sol ou sur les murs que les musées, les agences gouvernementales ou des particuliers choisissent pour adhérer aÌ€ la proposition et utilisent pour réaliser des installations de mes œuvres d'art. Le réseau des connexions des lieux concernés par l'initiative sera autofinancé par une librairie ouverte sur le site et bien fournie : rendez-vous sur mon blog www.filippobiagioli.com pour des cartes interactives téléchargeables sur n'importe quel type de dispositif informatique. Vous obtiendrez ainsi des informations compleÌ€tes sur le sol concerné par les travaux, tant au niveau du profil artistique de ses installations que de l'aspect touristique de la municipalité concernée.

Mais présenter ce projet a moi aÌ€ un aspect encore plus profond que la simple installation des œuvres comme si elles étaient exposées dans un hall d'exposition quelconque ; c'est la capacité aÌ€ communiquer avec le monde, avec des gens qui veulent en faire partie de façon active et qui souhaitent s'arreÌ‚ter pour réfléchir, pour se réapproprier le territoire dans lequel ils vivent. Avec la concrétisation de cette idée, je peux affirmer des concepts treÌ€s importants pour moi. Tout d'abord « revenir » au territoire d'abord comme « valeur réelle », patrimoine fondamental de l'homme et sa croissance interne, puisque c'est la” meÌ€re patrie “avec laquelle nous partageons notre naissance, nous grandissons en apprenant la culture et les coutumes, nous nous enrichissons intérieurement des expériences de nos anceÌ‚tres, transmises par notre famille. En effet, l'effondrement actuel de la confiance dans les institutions publiques et dans les structures sociales et religieuses jusqu'aÌ€ maintenant enseignées, la fragmentation des noyaux et l'usure des relations interpersonnelles causées par l'évolution rapide de la société actuelle sont en train de faire passer l'ensemble les personnes vivant sous le meÌ‚me toit du statut « famille, groupe de gens unis par la parenté » en tribus micro-contemporain dans lesquelles le groupe a une caractéristique commune, que ce soit la diversité culturelle et linguistique (ex. dialectes) et qui qui revient « vivre et cultiver » la terre pour sa survie. Dans cette période de grandes transformations également, l'art est souvent lié aÌ€ la “culture de l'investissement” concernant laquelle on entend parler de plus en plus « d'investissements dans l'art ». Mais c'est faux parce que la vraie richesse est « investir dans la culture” afin de mettre en lumieÌ€re ce patrimoine de traditions, de légendes, de rites, de croyances, d'enseignements qui peuvent eÌ‚tre capables de nous libérer de la dépendance d'un systeÌ€me socio-politique qui fait de nous des esclaves, des consommateurs et des non penseurs. Investir dans la culture peut nous faire comprendre aÌ€ fond la famille d'ouÌ€ nous provenons, la nature, les animaux, notre prochain : Tout cela est un bagage d'expériences qui nous aide aÌ€ ouvrir notre esprit dans tous les sens. C'est de cet ensemble d'expériences d'ouÌ€ provient le droit aÌ€ « …faire mémoire pour faire le futur », cit. Présentation MAP Musée des Arts Premiers” ouÌ€ la volonté de faire survivre les souvenirs de la tyrannie du temps est presque un devoir pour les générations qui souhaitent transmettre aux descendants une éducation culturelle faite de leurs erreurs, des histoires de vie, des enseignements, des cultes, etc. pour leur permettre de profiter de cet héritage important. J'ai toujours associé cette pensée aÌ€ une phrase que m'avait dite une amie étudiante aÌ€ l'université : « Je te vois type un concentré de population disparues ! Ce n'est pas que je te vois comme un eÌ‚tre humain unique ! » ce qui donne une bonne idée de la façon dont il est encore possible de percevoir la « mémoire archétype », meÌ‚me pour un citoyen européen, vu jusqu'alors que comme le fils d'une “culture occidentale”.
Ce projet au contraire est également une déclaration d'existence de l'art rituel européen (art tribal européen, si l'on consideÌ€re l'individu ou le groupe de personnes qui effectuent un rituel et/ou la lente transformation de la famille). En tant qu'artiste d'art tribal, je retrouve les racines de mon territoire, ce qu'il me dit et ce qu'il me transmet. Qu'il s'agisse de l'eau de la rivieÌ€re, des usines aÌ€ métaux ou de la terre piétinée par les animaux, c'est une mine aÌ€ ciel ouvert pour extraire divers matériaux qui me permettent de concrétiser et de fabriquer des statuettes votives représentant toutes ces « présences » que je « sens » proches de moi comme les « esprits » de la foreÌ‚t, de l'eau, du vent, des plantes. C'est précisément pour cette raison, malgré l'industrialisation, l'utilisation des terres, la perte apparente des archétypes de tout ce qui m'entoure, que je continue ma vie en harmonie avec ce qui est mon art, ma façon de vivre qui s'exprime aÌ€ travers ma méditation sur le fleuve, mes reliquaires qui contiennent des fragments d'animaux, de mes peintures. Malgré le fait que l'Europe soit perçue de l'extérieur comme étant industrialisée et compte essentiellement des fideÌ€les d'une seule religion, elle posseÌ€de en elle les germes de l'art tribal européen qui ne peut eÌ‚tre nié car cela reviendrait aÌ€ nier irrévocablement tout ce qui touche aÌ€ l'art primaire en général, qu'il soit africain, océanique, himalayen, etc. comme valeur culturelle africaine contemporaine ou de toute autre culture ; cela signifierait déclarer indirectement que l'art tribal ou primaire n'existe pas (lorsque au contraire il est universellement présent), puisque c'est précisément dans l'archétype, en mémoire des anceÌ‚tres, dans la représentation de quelque chose que vous ne pouvez pas voir, mais seulement aÌ€ percevoir ou aÌ€ comprendre, dans la relation avec la nature, qu'il naiÌ‚t, grandit et reste immortel et universel dans le temps.

filippo biagioli

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