Sacrificio, forse, inutile

Nel libro di Silvia Mari Il rischio, edito da Fontes, l’autrice, consapevole di poter sviluppare un
tumore al seno, esplica tutti motivi e i timori che l’hanno condotta a compiere una scelta radicale e difficile: la mastectomia preventiva bilaterale, dopo aver scoperto, a 28 anni, di aver ereditato da sua madre il Brca 2, un gene che aumenta il rischiodi cinque volte di sviluppare un cancro al seno.
L’autrice nel libro spiega che per lei è stata la scelta migliore proprio perché non riusciva a vivere
la sua giovinezza nel migliore dei modi e convivere con una spada di Damocle sulla testa. La
sua, storia di una drastica decisione ma consapevole, non vuole essere un invito alla mastectomia
preventiva, ma vuole essere soprattutto un invito all’informazione e alla conoscenza dato che di
queste cose se ne parla poco e poi ha la funzione di accendere una lampadina in testa di tutte le
donne, schiave di questo problema, che comunque c’è una possibilità di scelta.
Oggi appprendiamo che la stessa scelta l’ha compiuta, per gli stessi motivi, Angelina Jolie, che non ha esitato a sacrificare il suo corpo per ridurre le possibilità di una malattia, con una operazione fatta non solo per se stessa, ma anche con un pensiero ai suoi figli, come spiega in una lettera scritta al “New York Times”, dove dice: “Mia madre ha lottato contro il cancro per quasi dieci anni ed è morta a 56 anni. Il mio dottore aveva stimato che il rischio di avere un cancro al seno fosse dell'87%, mentre la possibilità per le ovaie fosse del 50%, sebbene il rischio possa variare da donna a donna”, sicché, forte di questi non ha avuto nessun dubbio e ha scelto di operarsi di mastectomia e di raccontare la sua storia in modo che “altre donne” possano giovarsi della sua esperienza”.
Nella lettera la Jolie racconta come con i suoi sei figli, tra adottati e tre biologici, parli spesso “della mamma di mamma” e della “malattia che ce l'ha portata via” ed aggiunge: “I mie figli mi chiedevano se la stessa cosa potesse accadere a me” e questa è stata una spinta ulteriore a effettuare l'intervento, così da rassicurare i suoi bambini.
La Jolie, che ha anche detto di avere al suo fianco anche in questo momento un uomo (Brad Pitt) “amorevole e che mi sostiene”, ha concluso la sua missiva affermendo che: “la vita è piena di sfide, e le sfide che non ci devono spaventare sono quelle su cui possiamo intervenire e di cui possiamo assumere il controllo”.
Tutto estremamente coraggioso ed apparentemente razionale, con la Joliwe che, ancora una volta, La Jolie, si è dimostrata donna tanto forte quanto controcorrente nel panorama dello showbiz mondiale.
Il fatto è che, come medici, non siamo sicuri che il suo sacrificio sia giusto e la rinuncia ad una nota distintiva della femminilità porti davvero ad una prevenzione.
Già nel 2011 su Doctornews, Umberto Veronesi, a proposito di una nuova tecnica ini chirurgia video-assistita, che ha permette di eseguire una mastectomia bilaterale per via ascellare, tecnica nuova e messa a punto da un'equipe di chirurgi del Policlinico San Matteo di Pavia, che aveva riportato all'attualità il dibattito sull'opportunità di eseguire la mastectomia preventiva in donne ad alto rischio di sviluppare neoplasie mammarie, ebbe modo di dirsi contrario, perché, disse cuitando i dati più accrediti della letteratura internazionale, con la mutazione di Brca1 e 2 non si eredita la malattia, ma la predisposizione ad ammalarsi e per circa la metà delle donne con mutazione genetica ci sono probabilità che il tumore non si sviluppi mai, anche in caso di test positivo.
E soprattutto, sottolineò lo studioso, va ricordato che oggi se il tumore viene individuato in fase molto iniziale la percentuale di guarigione è intorno al 98% dei casi, infatti l'ecografia e la mammografia annuali e la risonanza magnetica nei casi di incertezza sono capaci di trovare tumori così piccoli che possono anche essere trattati con terapie rispettose dell'integrità e della qualità della vita della donna». Veronesi ha anche accennato alle strade che si stanno percorrendo: il controllo e la farmacoprevenzione, cioè la somministrazione di farmaci che hanno dimostrato di poter bloccare il processo cellulare prima che nasca il tumore.
Viene allora da concludere, nonostante la drastica decisione della Jolie e di molte altre donne, che in base a queste premesse la mastectomia preventiva, cioè l'intervento chirurgico per l'eliminazione delle mammelle, se anche riduce quasi a zero il rischio di ammalarsi, è una profilassi trotto aggressiva e rappresenta concettualmente un passo indietro rispetto alla filosofia della chirurgia oncologica moderna, che tende invece a conservare il più possibile.
Con tutto il rispetto per le donne e per tutti, indipendentemente dal sesso e nella consapevolezza che occorre sempre tenere a mente l’assioma d’esordio de Seno di Philip Roth, ovvero “in assoluta umiltà dire che certe cose sono più straordinarie di altre”, mi viene in mente, leggendo la lettera della Jolie, che forse essa è vittama di una nuova sindrome che, pare, sarà inserita nel costituendo DSM quinta versione che gli i psicopatologi dell’American Psychiatric Association (APA) chiamo già “rischio sindrome”, sempre più diffusa nell’elenco delle condizioni oggetto di attenzione clinica da parte degli operatori della salute mentale, relativa non più a persone malate di mente, ma a tutte coloro che un giorno diventarlo. Siamo pienamente in linea con quell’approccio preventivo peculiare della cacopedia, solo che gli psichiatri dell’APA, nonché i chirurghi che hanno portato la soluzione radicale in sala operatoria, non scherzano affatto. Volendo continuare, si potrebbe citare ancora la pillola Lybrel, anticoncezionale da prendere tutti i giorni senza più pause e senza più pseudo-mestruazioni, che appunto magicamente scompaiono; ma una Donna mai più mestruata, come una Donna senza tette, curata da una medicina che più che a delle malattie va forse incontro a delle ossessioni.

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