L’on Letta capo del governo voluto dal presidente Napolitano e formato su
una intesa programmatica fra PD, PDL e lista Monti, si appresta a
completare la compagine governativa.
Vanno infatti nominati i sottosegretari cui saranno date specifiche deleghe.
Ciò vale anche per il Ministero degli Esteri affidato ad una donna, l’on
Emma Bonino, della quale si ricordano le battaglie di libertà, per le
donne e per gli uomini, sui diritti umani, per l’umanizzazione del regime
carcerario, svolte alla luce delle impostazioni laiche dei radicali italiani
oltre che gli impegnativi ruoli svolti in ambiti internazionali per conto
del nostro paese.
Una costante della ministro Bonino è stata quella della libera informazione
e della partecipazione democratica alle decisioni sia attraverso i
referendum che tramite una costante azione di monitoraggio sulla attività
dei governi.
Gli italiani all’estero si attendono dalla ministro Bonino un visibile
cambiamento nel modo in cui affronterà l’agenda aperta che li riguarda.
Le questione vecchie e nuovissime che verranno al pettine nelle prossime
settimane vanno affrontate con una adeguata attrezzatura politica ed una
tecnostruttura ministeriale adeguate. Ora, come d’altronde per altre cose,
servono fatti, dal momento che le sole parole non sono più accettate.
Quello che chiediamo è che si provveda alla nomina di un sottosegretario con
le deleghe per gli italiani all’estero con la voglia e l’esperienza
necessaria per rimuovere la base della stagnazione attuale e per darsi un
orizzonte definito nel tempo entro il quale, processualmente, rinnovare,
introducendo i cambiamenti che sono stati indicati da più parti, a partire
dal voto espresso dagli italiani all’estero.
Non v’è chi non veda come l’esito elettorale della Circoscrizione esteri
abbia segnato in modo visibile una esigenza di maggior cambiamento, un più
marcato consenso anche rispetto al voto nella madrepatria, a favore di un
riformismo, portato avanti nei programmi dalla sinistra, che pure va colto
nel momento della valutazione politica per la nomina dei sottosegretari.
Nel parlamento vi sono ottimi parlamentari eletti all’estero sulla base di
programmi propri della sinistra riformista. In questo caso avremmo una
scelta fortemente innovativa e di particolare sensibilità verso le nostre
comunità. Il parlamento ha tuttavia al suo interno parlamentari che
potrebbero eccellentemente attuare, con la stessa volontà di rinnovamento,
in ogni caso, quanto indicato nelle deleghe per gli italiani all’estero.
La fase costituente che oggettivamente si sta aprendo, anche in tema di
italiani all’estero, necessità infatti di una direzione politica a tutto
tondo piuttosto che di esperti, di tecnici, ”riserve della repubblica”che
hanno attraversato indenni le coalizioni governative di diverso segno senza
lasciare un effettivo segno di cambiamento.
Le deleghe al sottosegretario dovrebbero portare ad una riqualificazione
dell’azione di governo, ad una spesa per priorità e non a pioggia, alla
modifica delle modalità di voto ed alla ridefinizione della rappresentanza
politica alla Camera ed al Senato, alla trasformazione del CGIE in organo di
rappresentanza con un ruolo centrale per l’associazionismo, al riordino ed
al rilancio dei comites, ad una rete rinnovata delle istituzioni italiane
all’estero, ad un governo dell’insieme che meglio potrebbe essere garantito,
se lo si riterrà opportuno, dalla presidenza del Consiglio.
Il governo Letta si è dato “almeno” 18 mesi per operare. Si conoscono le
ragioni di fondo e le spinte contingento che hanno portato alla intesa. “La
barca va” ma la navigazione è incerta per gli scogli che si intuiscono sotto
la superficie navigabile. L’auspicio è che si tenga conto del voto degli
italiani all’estero .Il segnale peggiore sarebbe quello della derubricazione
del tema “italiani all’estero” a tema burocratico-amministrativo piuttosto
che a questione importante da affrontare e risolvere con le decisioni e la
gestione a livello politico.
Una nuova Conferenza mondiale degli italiani all’estero da adeguatamente
preparare in modo aperto, ampiamente partecipato, punto di arrivo ma anche
di ripartenza, potrebbe aprire una fase nuova, propositiva dei rapporti fra
italiani all’estero ed italiani della madrepatria.
Rino Giuliani vicepresidente dell’Istituto Fernando Santi
(santinews)