Sulla centrale a carbone di Saline Joniche

Sulla centrale a carbone di Saline Joniche (Melito Porto Salvo, Reggio Calabria), Dalila Nesci e Federica Dieni, giovani deputate del Movimento Cinque Stelle, hanno appena depositato un’interrogazione a risposta scritta al presidente del Consiglio e ai ministri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente, per gli Affari Regionali, dell’Interno e dei Beni Culturali.

Le parlamentari calabresi, che condividono le preoccupazioni delle associazioni ambientaliste per la realizzazione dell’opera, intendono sapere se i rappresentanti del governo «ritengano superati, allo stato della procedura, i rilievi espressi dalla Corte dei conti». Anzitutto l’assenza di concertazione fra Stato e Regione Calabria, che sulla costruzione della centrale espresse chiaramente parere negativo.

Nesci e Dieni domandano poi di quali informazioni dispongano gli interrogati «in ordine all’interesse della ‘ndrangheta per la realizzazione del progetto, desumibile dalle citate dichiarazioni del procuratore aggiunto Nicola Gratteri» e da ultimo – sottolineano – «dalle motivazioni dello scioglimento del Comune di Melito Porto Salvo».

La deputata Nesci ricorda che «anche il Ministero per i Beni e le Attività Culturali espresse parere negativo», osservando tutta una serie di «discordanze che fanno intendere la volontà di costruire a tutti i costi l’ennesima opera inutile e dannosa, al di là di ogni ragionevole dubbio».

La collega Dieni precisa che «il Movimento Cinque Stelle vigilerà sulla procedura e andrà avanti con tutte le azioni parlamentari possibili, rimanendo vicini ai cittadini in lotta civile permanente».

Nesci ricorda che «nei giorni scorsi il Ministero dell’Ambiente ha decretato la compatibilità ambientale e l’autorizzazione, quindi era necessario intervenire subito per evitare che si spegnessero le speranze delle associazioni che con coraggio e sacrifici stanno difendendo il territorio, che altri vorrebbero trasformare nella discarica d’Italia».

Le due parlamentari Cinque Stelle concludono insieme: «La battaglia non finisce qui, gli interessi in gioco sono grossi e ci sarà dunque bisogno della massima attenzione e, soprattutto, della massima unità, al di là delle sigle e dei colori della politica».

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