REPUBBLICA FORMALE

Che strano Paese è il nostro. Abbiamo un Parlamento che ci costa e non lavora ed il Paese resta ancora privo un Esecutivo che, in qualche modo, renda operative le decisioni di un Potere Legislativo ora solo sulla carta. Con la palese impossibilità di varare una “maggioranza”, si continua per le strade degli eventi impossibili e degli accordi che non si faranno mai. Da noi c’è chi tira il sasso, ma, poi, nasconde il braccio. Saranno, invece, rispettati i tempi per la nomina del nuovo Capo dello Stato. Insomma, almeno il cambio della Guardia al Quirinale non dovrebbe subire rallentamenti. Scriviamo “dovrebbe” perché il condizionale, da noi, è diventato norma. Intanto Monti è sempre il Capo di un Governo che non dovrebbe esserci più. Anche se, almeno in questa prima fase di possibile “transizione”, il Professore resta più una nuova figura politica da studiare che un Capo Tecnico. In Italia non era mai successo un simile seguito della realtà politica. Neppure ai tempi della novella democrazia. Chi si assumeva delle responsabilità, le portava avanti. Oggi non sembra che ci siano uno schieramento in grado d’assumerle. Gli effetti, meglio rammentarlo, hanno portato alle corde la nostra economia con conseguenze che richiederanno anni per sollevare la produttività. La politica non è un gioco o, almeno, non dovrebbe esserlo. Siamo sfibrati dagli atteggiamenti delle “mani Tese” verso chi non le vuole stringere. Sarebbe poco credibile, di conseguenza, un diverso atteggiamento dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Chi rappresenta l’Italia nel mondo, è sopra dai giochi di potere; di questo rimaniamo convinti. Non lo sono, invece, i conciliaboli sul candidato, uomo o donna, che dovrebbe salire il Colle. Come abbiamo sempre scritto, non intendiamo partecipare ad una sorta di “Toto Presidente”. Intanto non l’azzeccheremmo. Siamo, invece, preoccupati per lo stallo politico che nulla dovrebbe avere a che fare col Quirinale. Il movimento d’uomini e d’idee di questi ultimi giorni ci ha confuso e depistato. PD e PdL si sono incontrati. Risultati non n’abbiamo notato. Del resto, proprio nel PD si sono evidenziate delle crepe al vertice che ci fanno pensare che prima del bene dell’Italia, esiste quello di un Partito. Il PdL sta riprendendo grinta, ma non ci sembra più quello delle passate tenzoni. Sono invecchiati gli uomini e le proposte sono assai meno originali di prima. Nel frattempo, la nostra Economia resta in involuzione e le vittime designate sono i lavoratori che sono anche stati gli elettori di questo Parlamento che non funziona. L’imminente nomina del Presidente della Repubblica, anche se non dovrebbero esserci relazioni in tal senso, potrebbe sciogliere il nodo di un Esecutivo “a tempo”. Almeno in grado di riformare la legge elettorale, la consistenza numerica parlamentare e, magari, trasferire al popolo il diritto d’eleggere il futuro Capo dello Stato. Per tutto il resto, che non è poco, non siamo in grado d’azzardare delle previsioni che sarebbero, tutto considerato, prive di fondamento. Quello che ci sembra importante è superare la china di questa Repubblica formale ed andare oltre. L’Italia, nella sua lunga storia, ne ha passate di tutti i colori. La buona volontà di un grande Popolo ha permesso di risollevarci sempre. Ora attendiamo l’opportunità di poterlo rifare.

Giorgio Brignola

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