Per renderci conto di come siamo “combinati, mentre il Dott. Bersani continua a cercare una Fiducia col “lanternino”, abbiamo ben pensato di presentare una panoramica socio/economica di com’eravamo. Il periodo preso in esame è compreso tra il marzo del 1983 e quello del 2013. Quindi, il prospetto riguarda trent’anni di vita compresa l’epopea di “Mani Pulite” che sarebbe “scoppiata” dieci anni dopo. L’Italia del 1983, in piena Prima Repubblica, non era un Paese, almeno ufficialmente, in crisi d’”identità”. L’inflazione viaggiava a due cifre, ma il tenore di vita non era disprezzabile. Almeno per la maggioranza degli italiani che da poco, avevano anche scoperto il mutuo immobiliare per essere “padroni” dell’alloggio abitato. Fare dei riscontri con i tempi nostri resta solo un poco laborioso per la necessaria conversione della Lira in Euro e per l’indice di svalutazione monetario fisiologico nel tempo. Nel 1983, un alloggio in media periferia ( 6 vani) prezzava ottanta milioni. Oggi, nonostante la crisi immobiliare, sul mercato non si trova a meno d’Euro 160.000 ( pari a circa Lit. 310.000.000). Nel 1983, il pane comune costava Lit. 1400 il chilo. Oggi, non meno d’Euro 3,5 (pari a circa Lit. 7.000). Un litro di latte è passato da Lit. 1.100 ad Euro 1,70 ( pari a circa Lit. 3.300 ). Un litro di benzina, allora “super”, prezzava Lit. 1.050 Oggi, con la “verde”, non meno d’Euro 1,8 ( pari a Lit. 3.500 circa). Le retribuzioni medie, trent’anni fa, erano attestate intorno a Lit. 1.400.000. Oggi, sempre che si abbia la ventura di lavorare, la media non supera Euro 1.100 mensili ( pari a circa Lit. 2.100.000). La 126 ( modello che ha sostituito la mitica 500) costava Lit. 5.650.000. Oggi, una piccola cilindrata prezza non meno d’Euro 8.000 ( pari a Lit. 15.500.000 circa). Un alloggio in affitto (mq. 80) prezzava Lit. 400.000 mensili. Oggi, per la stessa superficie, non meno d’Euro 650. Senza riportare le spese d’ordinaria amministrazione che sono troppo “variabili” per un corretto riscontro. Tutto ciò evidenziato, stiamo meglio o peggio che nel 1983? Peggio: e per diversi motivi. Intanto il costo della vita era inferiore a quello attuale; anche applicando il coefficiente meno vantaggioso di trasformazione Lira/Euro. Non solo: sono lievitati i prezzi dei generi alimentari, dei servizi, degli interventi sanitari e dell’energia. Mentre, in proporzione, gli stipendi e le pensioni hanno perso, nel periodo considerato, più del 28% del loro potere d’acquisto ( 36% se si tiene conto delle variazioni di prezzo in Euro di quest’ultimo decennio). Da queste considerazioni, indipendentemente da ogni personale impressione, il riscontro, tra com’eravamo e come siamo, discende in “negativo”. Con una netta tendenza ad un progressivo peggioramento. Meglio, quindi, rammentare che chi non tiene conto del suo passato, già ipoteca il suo futuro.
Giorgio Brignola