LA NUOVA MALATTIA

Non meno di due milioni di famiglie sono cadute nel “limbo” della povertà. Realtà certa, ma non sempre riconosciuta da chi dovrebbe. Il grafico è andato crescendo, con primi dati indicativi, dal 2010. Si tratta a ben osservare, di uno stato sociale assai simile ad una malattia psicologica per la quale la cura non può essere medica ma politica. Non ci sono, di conseguenza, farmaci capaci d’invertire la tendenza che falcidia giovani ed anziani. Nessuno, per la verità, n’è immune; ma, almeno, chi ha poco può ancora barcamenarsi, senza chiedersi sino a quando. Vivere alla giornata è sempre meglio di nulla. Sopravvivere nella speranza di tempi migliori è un sintomo, non meno insidioso, della nuova patologia. Questa affezione, insensibile ad ogni terapia farmacologica, ha un nome: “Povertà”. Uno stato di complessa patologia che i nostri padri avevano vissuto subito dopo il secondo conflitto mondiale quando, però, la voglia di ripresa era incentivata dall’uscita da una ventennale dittatura. Ora, nel nuovo secolo, la realtà è assai diversa e, per questo, molto più complessa. I sintomi sono facilmente identificabili: disoccupazione, precarietà nel lavoro, bassi salari e menefreghismo dilagante. Insieme, tutte queste condizioni determinano il sorgere ed il diffondersi della “malattia”. Gli effetti sono già palesi, ma s’accentueranno se non si tenterà di cambiare”terapia”. Perché, sia ben chiaro, la prostrazione sociale di questo nostro Paese, non ha un nome proprio, ma dei responsabili politici che, nonostante lo sfacelo, provano a riciclarsi. Magari sotto altro simbolo per assumere nuove “responsabilità” da scaricare sul Popolo italiano. Per evitare che la “povertà” si trasformi in un’affezione cronica, le terapie ci sono. Resta da verificare che sarà nelle condizioni di concretizzarle senza togliere ultimo attimo di vita al malato. Il primo sintomo, facilmente rilevabile, è il disagio che ci accompagna giornalmente. Le terapie, che non sono mediche, possono solo avere un’origine socio/politica. Cambiare il sistema resta l’ultima speranza per frenare l’evolversi della “nuova “ malattia. In questo periodo di campagna elettorale, convulsa e raffazzonata, ci siamo resi conto che anche gli aspiranti Parlamentari che concorrono per la Circoscrizione Estero non hanno, nella generalità, idee chiare. Su come si dovrebbe vivere nel Bel Paese. I “parallelismi” tra la condizione d’ex Emigrato e residente in Patria ci stanno stretti e, ovviamente, non solo a noi. Insomma, è un po’ come curare la “malattia” con una dialettica che non infastidisce solo chi non ci sente.

E’ giunto il momento d’annullare ogni discriminazione sul fronte della “salute” italiana. Dato che anche l’UE si è rivelata impotente nel dare al nostro Paese una folata d’ottimismo indispensabile per riavviare i cicli produttivi, la “cura” potrebbe giungerci da lontano. Dal Nuovo Mondo. Dove molti italiani, e da più generazioni, hanno mantenuto con orgoglio la loro cittadinanza d’origine. La politica di nuovissima generazione l’abbiamo rilevata nel Movimento “Insieme per gli italiani”. Così, come la penicillina, d’oltre Atlantico, salvò molte vite nella Penisola, il nuovo credo politico potrebbe riuscirci sul fronte della rappresentatività parlamentare. Basta volerlo. Per il bene di tutti. Intanto, la “malattia” dilaga.

Giorgio Brignola

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