L'ex Procuratore nazionale Antimafia, candidato nelle liste del PD al Senato, ha sottolineato l'urgenza di una legge per rendere la politica inattacabile, ai microfoni di Repubblicatv
pubblicato il 21 gennaio 2013
Il rapporto tra politica e giustizia è ancora una volta centrale sia in campagna elettorale che per il futuro governo del Paese.
Pietro Grasso, magistrato, ex procuratore nazionale antimafia e candidato capolista PD al Senato nel Lazio, in un'intervista a Repubblica Tv, ha ribadito che la prima legge da fare è quella sul conflitto di interessi.
“Forse è una proposta velleitaria, ma farei una legge di una sola riga che recita così: 'Chi fa politica non può avere altri interessi. Voglio sganciarmi dal dato giudiziario – ha aggiunto – però una cosa devo dirla: come può un presidente del Consiglio essere tale nonostante sia proprietario di importanti aziende televisive e di informazione. Ripeto, chi fa politica non può avere altri interessi. Non solo chi fa parte del Governo, ma anche i singoli parlamentari. Dobbiamo avere come primo interessa la vita e il bene dei cittadini”
Grasso ha ricordato che “la riforma della giustizia è una cosa di cui si parla da anni. Innanzitutto c'è bisogno di smetterla di considerare riforme dei provvedimenti totalmente parziali. Servono leggi urgenti e altre di lungo termine per ricostruire l'intero ordinamento giudiziario. La riforma – ha sottolineato – deve essere accompagnata anche da altri provvedimenti e passare per tre stadi: varare una legge sul conflitto d'interessi, colpire l'economia criminale e riformare ulteriormente la legge anticorruzione perché quello che è stato fatto non basta. C'è bisogno di inserire tra i reati quelli di autoriciclaggio e falso in bilancio”.
Secondo Grasso questi provvedimenti devono essere accompagnati da altre due riforme: una della legge elettorale e l'altra della legge sulla prescrizione.
“I colletti bianchi – ha detto – con buoni avvocati la fanno franca mandando il processo in prescrizione. Dovemmo risolvere il problema alla radice; in altri Paesi una volta che inizia il processo non c'è nessuna prescrizione. La nostra è una corsa contro il tempo. I nostri processi durano da dieci a dodici anni, la media europea è di sei. Dovrà essere una riforma strutturale”.
L'ex magistrato ha concluso l'intervista dicendo: “Ho combattuto le mafie tutta la vita, ora cambierò funzione ma i miei obiettivi di legalità, giustizia e sicurezza resteranno gli stessi. Vorrei impiegare il mio spirito battagliero, speso in tanti anni di lavoro da magistrato, su un altro fronte”.