Dato che il sistema parlamentare non è stato, irresponsabilmente, rifermato, dovrebbe essere rivisitato, almeno, lo status di chi andrà, tra poche settimane, ad occupare gli scranni del nostro potere legislativo. In una penisola dove i sacrifici “sine die” sono diventati una norma, i tanti privilegi parlamentari, che ancora ci sino, devono cessare. Col “placet” di tutti. Secondo noi, per una questione di democratica coerenza che vada oltre le manifestazioni populiste tanto in voga in Prima Repubblica. Dopo le prossime consultazioni politiche, in Parlamento dovrà affrontare con un’ottica assai diversa i problemi del Bel Paese. Ne va della nostra sopravvivenza e dell’attendibilità di una Nazione in ambito UE e nel mondo. E’ proprio sugli “onorevoli” di domani che intendiamo porre la nostra attenzione e proporre, conseguentemente, alcuni umilissimi suggerimenti. Principalmente nell’interesse del Paese. Dato che sull’immunità parlamentare la “blindatura” rimane, si applichi alla lettera il primo comma, art. 68 della nostra Costituzione. Quello che recita: Le opinioni espresse dei Membri del Parlamento nell’esercizio delle loro funzioni non possono essere perseguibili. Punto e basta. Per tutto il resto, che è parecchio, i Parlamentari sono comuni cittadini della Repubblica. Con gli stessi doveri e stessi diritti di fronte alla legge. Questo solo per cominciare. Sul piano economico, in una penisola stremata dalla mancanza di lavoro e di gabelle patologiche, anche i nostri futuri parlamentari, al momento d’accettazione dell’incarico, dovrebbero essere equiparati a funzionari dello Stato con diritto alla pensione dopo 45 anni d’onorata carriera parlamentare. Durante il loro mandato quinquennale, anche le innumerevoli agevolazioni dovrebbero essere ridotte del 50%. Gli extra si pagano. Come succede per tutti i mortali. Insomma, la prima mossa del nuovo Potere Legislativo dovrebbe essere un responsabile “taglio” ai sostanziosi emolumenti che, nonostante la dieta Monti, ancora sussistono e sembrerebbero intoccabili. Chi avrà l’onore d'essere eletto a rappresentare il Popolo italiano, dentro e fuori i confini nazionali, lo dovrà fare non solo con saggezza, ma anche con economia. Pagandosi spese, soggiorno e vitto in occasione delle adunanze parlamentare con un indennizzo delle spese con un rimborso a” piè di lista”, come capita per tutti i lavoratori. Ovviamente, presentando un’accurata documentazione delle spese sostenute. Insomma, la “poltrona”, ancora tanto cara agli uomini di questa Seconda Repubblica traballante, hanno da rendersi conto che, anche per loro, il periodo delle “vacche” grasse” è finito e che non tornerà più. L’austerità dovrà, in primo luogo, essere presente proprio là dove si prendono in esame e s’approvano i sacrifici destinati al Popolo italiano. Alla vigilia delle elezioni, sarebbe opportuno non confondere, ancora una volta, le carte in tavola. Chi ritiene d’avere le capacità per un ruolo di Rappresentante del Popolo italiano, è invitato a far sue queste spartane regolette. A Montecitorio ed a Palazzo Madama presto, almeno questo è il nostro augurio, ci potrebbero essere volti nuovi e meno “patteggiamenti” tra le alleanze di partito. Quindi, forse, Parlamentari disposti a dare, più che pretendere. Per scriverla franca, i “privilegi”, che ancor oggi sono duri a morire, domani non dovranno esserci più. Indi, a ciascuno lo stretto necessario per svolgere il suo mandato. Chi pretende di più, magari rifacendosi anche al recente passato, ha da intendere d’aver fatto male i suoi conti. Non ci si arricchisce in nome e per conto del Popolo italiani. Questa lezione dovrà servire per evitare altre rinunce a chi ha già dato. Dato anche troppo; in cambio di nulla.
Giorgio Brignola