“La fede di ognuno ha momenti anche di buio”, ha scritto il Papa su Twitter, ed è vero, anche se non si comprende perché il Padre che ama i suoi figli non faccia sì che tutti possano avvertirne chiaramente la presenza. E perché per molti uomini il buio sia addirittura totale. Qualcuno avrà già pronta la risposta: Dio non si mostra chiaramente per non limitare la libertà dell’uomo. Ma è una balla. Eva e Adamo, secondo il racconto biblico, erano in contatto con Dio, eppure furono liberi a tal punto, da fare tutto il contrario di quanto il Signore aveva chiesto loro. La presenza di Dio (libertà assoluta) dovrebbe infonderla la libertà, non limitarla. Tuttavia, ciò che dice il Papa, è vero, nel senso che le cose stanno così: il fedele intelligente e sensibile ha anche momenti di buio. Ed anzi, danno un gran fastidio coloro che i momenti di buio non li hanno mai. Il priore Enzo Bianchi, intervistato da Daria Bignardi, nel mese di gennaio dell’anno scorso, poiché è persona religiosissima ed intelligente e non vive di certezze incrollabili, parlò della difficoltà della fede, delle domande “senza risposta” (da qui la difficoltà) che un cristiano si pone davanti alla sofferenza, segnatamente degli innocenti. Ma riguardo a questo problema tanto dibattuto, aggiunse una considerazione particolarmente interessante. Affermò che spesso la sofferenza abbrutisce l'uomo, anziché elevarlo spiritualmente. Concetto particolarmente interessante se lo si confronta con quello espresso da Giovanni Paolo II, nella lettera apostolica Salvifici doloris (1984): “Attraverso i secoli e le generazioni è stato costatato che nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo a Cristo, una particolare grazia”. E se si aggiunge a quello di Renato Pierri che critica la Salvifici doloris nel libro “La sposa di Gesù crocifisso” (Kaos edizioni – 2001), e trattando il tema più ampiamente in un articolo su Italialaica (10 nov. 2010), scriveva: “Moltissimi uomini si abbrutiscono proprio a causa della sofferenza…Spesso la sofferenza è distruttiva non solo del fisico ma anche dello spirito…Nulla dice Giovanni Paolo II, riguardo alla sofferenza dei bambini. Anche i bambini scoprono il senso salvifico della sofferenza?”. Resta difficile immaginare che nella sofferenza si nasconda una “particolare grazia”, giacché riguarderebbe solo alcuni fortunati individui adulti. Salvificus dolor solo per alcuni? Questo dovrebbe far riflettere tutti quei credenti dalle certezze incrollabili, che si ostinano a vedere la mano di Dio anche nella sofferenza.
Carmelo Dini