Signor Presidente del Consiglio,
Lei avrà sicuramente percepito il sentimento generale di preoccupazione e di sgomento dei cittadini italiani a fronte della crisi economica in atto per la quale si chiedono enormi sacrifici, in particolare alle fasce più vulnerabili della popolazione, senza peraltro lasciare intravedere una soluzione accettabile e vivibile a corto termine. Da parte nostra, siamo convinti che, ridotta ai suoi termini essenziali, questa crisi è stata edificata su pochi supporti fondamentali che devono essere rimossi e corretti senza ulteriori ritardi.
Il primo fra tutti è quello che pone al centro della riflessione e dell’azione di governo l’economia con le sue presunte esigenze e non più il cittadino, il popolo sovrano, il suo vivere, le sue aspirazioni, il suo benessere materiale, morale e spirituale. Il secondo, dal quale ne derivano molti altri, è costituito dall’accettazione e dal favoreggiamento del gigantismo economico, ivi compreso quello dell'industria e della distribuzione, pronto a sacrificare l’esistenza di una società civile intelligente, viva, operosa ed accogliente, non esitando a schiacciare e a sopprimere l’iniziativa individuale, le piccole e micro imprese, quelle di carattere famigliare, che costituiscono lo spirito vitale di una società attiva e creativa, a dimensione umana come è, per sua natura, quella italiana e anche quella europea.
Nell’attuale marasma di dimensione mondiale, l’impressione del cittadino italiano, in particolare, e di quello europeo, in generale, Signor Presidente, è che l’Italia e l’ Europa stiano andando alla deriva, vittime troppo facili dei capi-fila mondiali della speculazione economica e finanziaria. Coloro che ci governano, non vanno o non sanno andare al cuore del problema. Non affrontano l’attuale crisi con il dovuto spirito critico e l’indispensabile creatività al servizio della sopravvivenza della civiltà europea, tessuta con lungimiranza da generazioni che hanno messo a rischio il loro presente per garantire diritti sociali ai loro discendenti, ma subiscono la crisi da sudditi di un sistema a noi estraneo.
La Sua persona non è in questione, Signor Presidente. Intelligenza, classe, carisma, credibilità, eleganza, sul piano personale : Lei potrebbe essere un Presidente del Consiglio ideale per l’Italia. Quel che è in questione è l’assenza di certi punti fermi, dei riferimenti sociali, giuridici e legali indispensabili a chi governa, perché l’attività di governo non può prescindere dal contesto di leggi e regolamenti che ne inquadrano qualsiasi azione, non può trascurare il quadro giuridico-legale dello stato di diritto, non può ignorare che al di là della delega conferita dal suffragio universale la legittimità delle decisioni prese deriva dall’avere posto al centro il benessere di ciascun cittadino. L’imperdonabile gaffe del Ministro Fornero sugli esodati, rimasti senza lavoro e senza pensione dopo anni di regolare e fedele servizio, costituisce un esempio illuminante della mancata presa in conto di questi principi fondamentali. Chi governa deve sapere che qualsiasi azione, qualsiasi decisione deve tener conto e assicurare, in ogni momento, il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini e il corretto funzionamento delle istituzioni. Desideriamo insistere sul fatto che non è la Sua persona che crea problemi. Sul piano personale abbiamo una grande stima per Lei. Ma, Lei, non può governare il nostro Paese senza i punti di riferimento fondamentali in ambito sociale e legale. Lei, come Presidente del Consiglio, non può agire da economista puro, con gli occhi fissi, unicamente, sulla macro-economia, ammettendo come legittima la speculazione economica e finanziaria che molto male calza, anzi risulta incompatibile con l’obiettivo del benessere della persona umana e con lo sviluppo delle potenzialità, delle strutture e delle risorse umane dei territori.
Signor Presidente, in campo economico, è necessario e urgente cambiare indirizzo. Non possiamo continuare a far gestire l’economia mondiale, ma anzitutto quella italiana e europea, dagli speculatori, dai capi-fila dell’economia virtuale e della speculazione, sprovvisti del più elementare senso di responsabilità morale, che mirano solo al profitto e all’accumulazione di ricchezze nelle loro mani. Signor Presidente, l’azione di governo è ben altra cosa e dovrebbe, imprescindibilmente, mirare a proteggere i cittadini e la società nel suo insieme da siffatti abusi. I cittadini assistono esterrefatti e impotenti a fronte del sistema messo in atto, secondo il quale i debiti contratti dallo Stato non restano fissi ma possono lievitare in maniera esponenziale e, anzitutto, a fronte della classe politica, italiana e europea, che, quasi all’unanimità, accetta siffatti soprusi. I cittadini si chiedono quale sia la legittimità di queste speculazioni che, secondo il più elementare buon senso, possono essere tollerate, tutt’al più, nell’ambito della sfera privata ma, mai e poi mai, coinvolgere un’azione di governo che porta il peso di responsabilità che vanno ben al di là della sfera privata.
Il problema dell’interesse generale deve essere posto di tutta urgenza. Poiché siamo ormai nell’era dell’interdipendenza globale, l’azione di governo deve porsi come obiettivo il benessere degli abitanti della Terra, in generale, e del cittadino dell’Italia e dell’Europa, in particolare. Non è necessario cercare la crescita a qualsiasi prezzo, ma una vera, tangibile, crescita e una equa distribuzione della ricchezza, a prescindere dal suo livello. Al fine di evitare gli errori che ci hanno portato nel vicolo cieco della tripla crisi globale, economica, ecologica e sociale, nel quale ci troviamo, dobbiamo anche porci il problema dell’affidabilità degli indici di ricchezza e di benessere, attualmente d’uso corrente. Il PIL quando non è distorto dalle cifre dell’economia virtuale a fronte della quale non c’è produzione di beni o servizi, contabilizza allo stesso modo gli scambi utili e le distruzioni. Il PIL acceca cittadini e governanti. Dobbiamo riflettere per dotarci di nuovi indicatori che ci aiutino a governare in funzione della persona umana e non dell’economia e dei suoi diktat.
Un gruppo di studiosi e di intellettuali francesi ha pubblicato nel 2011 “La Richesse Autrement” un numero “hors-serie” della rivista “Alternatives Economiques” che rimette in questione l’attuale sistema economico-finanziario mondiale. Per mezzo posta, ci permettiamo di inviargliene un esemplare che Le raccomandiamo di vagliare attentamente e di distribuire ai suoi collaboratori, i quali, non ne dubitiamo, sapranno comprendere, condividere ed infine aderire a un nuovo modo di concepire il Mondo, l’Italia e l’Europa e quel che fa il benessere dei nostri Paesi e dei cittadini europei.
L’Italia e l’Europa hanno bisogno di uomini come Lei, per questo la esortiamo a lasciar stare le Banche, le loro esigenze e le loro speculazioni che sono incompatibili con la presa in conto di un vero benessere della persona umana ma anche delle potenzialità, delle strutture, delle risorse del territorio, della forma mentis e della vocazione dell’Italia e dell’Europa.
La esortiamo, Signor Presidente, ad abbandonare le Banche, con le loro leggi della giungla, al loro destino e tornare definitivamente in Italia e in Europa, non già per continuare sulla linea del rigore suicida, imposto dall’economia surreale e dalla speculazione senza freni e senza regole, eque e giuste, ma per costruire un nuovo modello economico a dimensione umana che ponga al centro della riflessione e dell’azione la persona umana e il suo benessere.
Con un vivo incoraggiamento a circondarsi di giuristi, di sociologi e di filosofi, La preghiamo di gradire, Signor Presidente, l’espressione della nostra più alta stima,
Anna Maria Campogrande