SUNSET BOULEVARD

Il detto, ben noto, “Tutto il Mondo è Paese”, non è più applicabile alla nostra Italia. Almeno non lo è se ci riferiamo all’aumento del costo della vita in questi ultimi dodici mesi. Dato che, non si vive di solo pane, tratteremo dell’impennata generale di tutti i generi e prodotti d’utilizzo; già sapendo che, per il 2013, i rincari subiranno un incremento. Il Bel Paese, tenuto conto della media reddituale pro capite, registra i prezzi più alti di tutti quelli segnalati in area UE (prima do noi, solo la Grecia). I “ritocchi” sono stati determinati pure dagli aumenti correlati all’Imposta sul Valore Aggiunto, ma anche da aspetti d’irregolare distribuzione di parecchi prodotti. Procedendo per questa strada, nella prossima primavera i prezzi al consumo lieviteranno di un altro 8% ( media nazionale). Con punte del 12% in alcune regioni dell’Italia settentrionale. Senza, troppi preamboli, dal prossimo marzo stipendi e pensioni subiranno un abbattimento del 15% sul potere reale d’acquisto. Nella percentuale sono già stati considerati gli incrementi energetici ( Gas, Energia Elettrica ed Acqua ad uso civile). Mentre tutto rincara, in maniera apparentemente incontrollabile, si avvicinano le Festività di fine anno. Tra poche settimane, sarà anche il turno della “tredicesima” mensilità. Già tutta destinata alle scadenze che si accumulano, come da sempre, nel mese di dicembre. Il confine tra “benessere” e “povertà” si è fatto tanto sottile che, spesso, non è possibile comprendere chi ha avuto di più a discapito di chi ha ricevuto di meno. A livello Esecutivo, non vediamo sprazzi di “sereno”. La squadra Monti procede per un percorso di rigore che ha irritato tutti e non ha soddisfatto nessuno. Neppure quel Potere Legislativo che consente all’Esecutivo di tirare avanti. Tra contenimento della spesa sociale e ridimensionamento di tutti i servizi di pubblica utilità, gli utenti, pur dovendo pagare, sono mal serviti. I Sindacati minacciano scioperi generali, ma gli effetti restano meri palliativi che creano più disagio che vantaggio. Dopo il tribolato periodo “ferale”, molte piccole e medie imprese non hanno riavviato l’attività produttiva e le ore di cassa integrazione, quando sono applicabili, macinano milioni d’Euro, senza escludere il dramma di un possibile licenziamento. L’area Euro, che avrebbe dovuto garantire anche il potere d’acquisto interno della moneta unica, da noi è difforme; anche perché le retribuzioni non hanno seguito la successione della nostra economia che si è rivelata un “flop”. Tutta l’Europa è in fibrillazione, ma da noi si è determinata una spirale economico/politica che ha frenato e, poi, eliminato ogni segnale d’ottomistico recupero del terreno perduto. Erano anni che stavamo “annegando” e l’uso delle “ciambelle di salvataggio” non è stato sufficiente per tutti. Chi crede che il nuovo Parlamento sarà in grado di togliere la “carne” dal fuoco, s’illude. La politica italiana, priva di veri statisti, ha imboccato il viale del tramonto. Noi, con cauto ottimismo, attendiamo che ritorni l’alba.

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