Il Ministero dell’Interno risponde a una interrogazione del deputato dell’America Latina sui ritardi accumulati nell’espletamento delle richieste degli abitanti dell’ex Impero austro-ungarico Mentre mi appresto a richiedere al Governo un impegno concreto per affrontare il non più tollerabile ritardo nell’espletamento delle pratiche di cittadinanza in Sud America, che nel solo Brasile vedono una giacenza di oltre 150.000 domande, arriva la risposta del Sottosegretario all’Interno Saverio Ruperto ad una mia precedente interrogazione sulle richieste avanzate dai discendenti degli abitanti dell’ex Impero austro-ungarico.Si tratta di un capitolo particolare della realtà romanzesca della cittadinanza in America Latina, ma non meno avventuroso e in chiaroscuro. Sappiamo infatti dalla risposta che le richieste presentate, in larga prevalenza dall’Argentina e dal Brasile, sono poco meno di 50.000. Ad oggi ne sono state definite meno della metà, precisamente 22.000.Il cammino, dunque, è ancora lungo, ma non manca qualche effetto positivo dell’interrogazione, che si proponeva proprio di evitare che anche su questo settore calasse una calma piatta. La Commissione che ha il compito di esaminare le domande che non hanno ricevuto il via libera degli uffici consolari aveva perduto pezzi per strada, vale a dire componenti destinati ad altro incarico. Ora i membri sono stati tutti ripristinati e speriamo che il lavoro possa riprendere con maggiore speditezza.Un secondo punto della mia interrogazione riguardava l’esigenza di semplificare le procedure di lavoro della stessa commissione. La risposta del Ministero dell’Interno, pur senza entrare in dettagli, dice che “sono state individuate modalità semplificative, anche in relazione alla comunicazione con gli uffici consolari all’estero, al fine di acquisire in tempi brevi le integrazioni documentali necessarie per la conclusione delle singole istanze”.Di fronte all’entità del pregresso e alla lentezza con cui si è proceduto finora, non c’è da stare tranquilli. Ma almeno si è ripreso a camminare un po’ più speditamente.