Siamo presenti nella stampa d’emigrazione dal 1960. Più di cinquant’anni di volontariato sono un periodo di tutto rispetto, se si considera anche le fisiologiche difficoltà correlate ai cambi generazionali. Con non poche difficoltà, abbiamo cercato di tener debito conto di chi, italiano per cittadinanza, è nato e sempre vissuto all’estero. Una presa di coscienza che abbiamo agevolato per mantenere la validità di questo mezzo di comunicazione. La stampa italiana all’estero, soprattutto a livello europeo, ha sempre cercato d’interpretare la vita della nostra Comunità nel mondo. Siamo stati testimoni dei cambiamenti che si sono succeduti e che hanno mutato la storia del pianeta. Abbiamo assistito al progressivo calo della Prima Generazione di Migranti, abbiamo salutato la nascita della seconda, terza e quarta. Quest’ultima, tutta d’impronta internazionale, tranne, appunto, che per la cittadinanza. Essa, ora, rappresenta la principale protagonista della Comunità italiana d’oltre frontiera. L’abbiamo chiamata generazione “ottanta”, proprio perché costituita da trentenni che hanno completato il loro ciclo formativo secondo le tradizioni del Paese ospite e sempre meno in linea con quelle italiane. In quest’ultimo decennio, la nostra Comunità sta vivendo una fase di complessa evoluzione. Soprattutto quella dei giovani. In pratica la Generazione “ottanta”. Abbiamo rilevato, con obiettività, che sta spegnendosi un certo modi di vivere l’italianità. La realtà che maggiormente interessa è quella del Paese in cui si vive, si lavora. In particolare, è venuto a mancare quello spirito di militanza che era prevalente nelle precedenti Generazioni. Quella “ottanta” preferisce essere spettatrice piuttosto che protagonista di quanto avviene in Italia. Di conseguenza, tutta la stampa diretta agli italiani all’estero ha risentito, in modo negativo, di questa realtà. Se, infatti, s’osserva il panorama dell’informazione diretta alla Comunità italiana nel mondo, lo “scollamento” è più che evidente. Anche per noi resta più difficile fare informazione di militanza. Con buona volontà, ci siamo adeguati alle nuove esigenze anche tramite una sorta di ridimensionamento informativo. Almeno ci stiamo provando. Del resto, la Generazione “ottanta” ha avvantaggiato altre vie d’informazione e nuove opinioni sui problemi di una “Patria” sempre meno nel cuore ed ancor più lontana dalle sue primarie aspirazioni. Allora, ci siamo anche chiesti se avesse ancora senso un’informazione di ritorno per la Comunità nazionale nel mondo. Nonostante le apparenze contrarie, riteniamo di si. Purchè si torni a favorire la pluralità delle argomentazioni. La realtà del Paese ospite, e la conseguente volontà d’integrazione, non ha da essere sottovalutata. Essa, però, può coesistere con le prospettive di quel modo d’essere italiano che dovrebbe andare oltre le Generazioni ed il mito di “cittadini del mondo”.