Presentata un’interrogazione al ministro degli Esteri da parte dei deputati del PD estero sul decennale ritardo nell’aggiornamento degli stipendi dei contrattisti
La precarietà e il sottosalario, che si diffondono in modo preoccupante nella condizione sociale di tanti italiani in questo momento di crisi, abitano anche in un ministero di élite, come quello degli Esteri. Mentre in Parlamento si discute delle indennità di servizio all’estero per i diplomatici, i cui livelli sono diventati francamente anacronistici rispetto ai tempi correnti – tant’è che si è già decisa una riduzione del 10%, da importanti circoscrizioni consolari dell’Argentina, dell’Australia e di altri paesi – arrivano notizie di incredibili situazioni di sottosalario riguardanti il personale a contratto italiano e a contratto locale.
A Buenos Aires, ad esempio, gli ultimi aggiornamenti di stipendio che i contrattisti hanno avuto dal MAE risalgono al 2001, nonostante le retribuzioni medie nel frattempo si siano triplicate e l’inflazione “reale” sia cresciuta del 25%. In quella concreta situazione gli impiegati a contratto italiano e locale dal 1997 prendono uno stipendio che è la metà di quello che percepivano gli impiegati precedenti; in più ogni anno devono sborsare di tasca loro non meno di 5.000,00 euro per convenzioni di assistenza sanitaria benché un decreto attribuisca al MAE questa incombenza.
Eppure le modalità di adeguamento retributivo del personale a contratto sono ben definite dalla legge, che stabilisce che esse dovrebbero essere commisurate alla condizioni del mercato del lavoro locale, al costo della vita e a quelle corrisposte dalle rappresentanze diplomatico-consolari di altri paesi.
La legge aggiunge anche che “la retribuzione deve comunque essere congrua ed adeguata a garantire l’assunzione degli elementi più qualificati”.
Di fronte a parole così chiare l’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires da dieci anni non fa alcuna comparazione con il trattamento economico elargito da altre rappresentanze straniere né ha fornito al MAE i dati sul mercato locale e sui tassi de’inflazione.
Il rischio è che un blocco delle retribuzioni tanto ingiustificate e prolungate possa alimentare una serie di vertenze con grave danno dell’erario. Lo ha sottolineato lo stesso consiglio di stato alla fine dell’ottobre 2011.
Una situazione tanto estrema mi ha indotto a presentare insieme ai colleghi Fedi, Bucchino, Garavini, Farina e Narducci, un’interrogazione al Ministro degli Esteri per chiedere ragioni del ritardo accumulato dalla nostra Ambasciata in Argentina nel comunicare i dati necessari per le operazioni di adeguamento degli stipendi dei contrattisti.
Abbiamo chiesto anche al Ministro, persistendo il ritardo, di acquisire immediatamente le informazioni necessarie e di fare in modo che in futuro questi elementi siano raccolti e trasmessi con precise cadenze periodiche.
In tempi di crisi seria e di limitate risorse, c’è però qualche dovere da compiere, quello di usare i pochi mezzi che abbiamo a disposizione partendo dai lavoratori meno protetti.
ITALIA
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