Ricordando Savino Figiola

Savino Frigiola, economista, da qualche settimana ci ha lasciati, ma, il mondo
economico, e, chi si interessa di signoraggio, di banche e, di monete, non può
non aver letto o, ascoltato Savino Frigiola.
Io personalmente l’ho incontrato varie volte ai convegni, e, circa un anno
fa, in occasione di un convegno organizzato ad Orte, mi lasciò una bellissima
video-intervista
v=hY3ogdhzZV0&feature=channel_video_title).
Savino Frigiola non era solo un economista, ma era anche imprenditore,
scrittore, conferenziere. Ricoprì incarichi di prestigio nel Collegio dei
Costruttori e nell’Associazione Industriali aderente alla Confindustria. Ha
partecipa dal 1970 ai lavori del Centro Studi Politici e Costituzionali presso
la cattedra di Diritto della Navigazione dell’Università’ di Roma fondato da
Giacinto Auriti. Ha fatto parte del gruppo docenti del Corso Post Lauream
di ”Perfezionamento in Studi Giuridici e Monetari” (unico al mondo) istituito
ad Atri dall’Università’ d’Abruzzo. Si è occupato principalmente di
tematiche ed incarichi finalizzati ad evidenziare i risvolti, le
ricadute e le conseguenze che incombono sulle aziende e sui popoli a
causa delle politiche monetariste e mercatiste. Ha pubblicato “La Fabbrica del
Debito, dell’Usura e della Disoccupazione” nel 1997. Ha pubblicato “L’
usurocrazia mondiale sulla pelle dei popoli” nel 2008.
Antonio Pantano, ricordando Savino Frigiola ci ha detto: “Con la testa da
tetrarca dell’impero romano, Savino portava la ferma bonomìa romagnola nelle
conferenze e nei convegni, ove ci chiamavano in molti, per cercar di capire e
sapere, per aver spiegate le truffe e gli inganni che le chiese – sì, proprio
le chiese, e tutti i preti d’ogni risma e religione! – tacevano, invitando le
greggi di pecorelle ad avere fede. Fede nel dio denaro, che unico oggi affoga l’
umanità nella sua effimera miseria.
Poi Auriti, agosto 2006, se ne andò da questa terra. E, io e Savino
accorremmo alla sua trionfale onoranza funebre a Guardiagrele, aggredendo con i
ricordi, per quattro ore, dal pulpito della cattedrale, il senato accademico
dell’università, non permettendo al rettore fellone di sproloquiare la sua
ipocrisìa, ma accreditando a Giacinto Auriti, Maestro, ciò che i testi postumi
ed i chiacchiericci su internet MAI potranno attribuirgli”.
Giuseppe Turrisi dice di Savino Frigiola: “Aveva conosciuto Giacinto Auriti e
fu prima suo discepolo e poi suo collaboratore in quella che fu (ed è) la
battaglia contro la più grande truffa dell’umanità derivante dalla emissione
monetaria a debito da parte di banchieri privati. Certamente una figura di
spicco tra i vari collaboratori più stretti del professor Giacinto Auriti e
certamente uno dei più determinati nel portare avanti la battaglia incominciata
all’epoca del corso Post Lauream di “Perfezionamento in studi Giuridici e
Monetari”, un corso unico al mondo istituito dall’università d’Abruzzo.”
La passione per l’economia nasce in Frigiola per la ricerca di uno Stato
Sociale prima che cadesse nelle mani dei neoliberisti e degli usurai, dove, per
le infrastrutture non c’era bisogno di indebitare i cittadini, e, dove, c’era
la sovranità monetaria e uomini di stato capaci di comprendere cosa
significasse “avere la sovranità monetaria”.
In un’ultima conversazione, egli mi disse: “La soluzione al di la di tutte le
proposte bislacche avanzate, sia dai depistatori che dai soggetti in buona fede
convinti di aver scoperto l’acqua calda, è semplice, seria e lungamente
collaudata: lo Stato deve tornare a battere moneta in nome e per conto dei
propri cittadini, acquisendo il signoraggio a titolo originario per destinarlo
alle sue spese istituzionali. Per cento anni dal 1874 al 1975 lo Stato italiano
ha emesso propria cartamoneta direttamente in prima persona. Ciò ha consentito,
subito dopo l’unità d’Italia di realizzare tutte le infrastrutture necessarie
al nuovo stato nazionale, compreso i famosi palazzi e quartieri “umbertini”,
ancora esistenti e funzionanti, senza imporre tasse e senza accendere debiti
verso banchieri privati. Successivamente utilizzando sempre la stessa emissione
monetaria si sono realizzate una miriade di opere pubbliche dalle
inconfondibili linee architettoniche, tipica quella “razionalista” e quelle del
Piacentini, sempre senza aumentare le tasse e senza aumentare il debito
pubblico che anzi, sino al 1940 era rimasto stabile al 20 % (tra i più bassi
della storia d’Italia) per passare poi nel 1945 al 25%, dopo una guerra persa.
Successivamente lo Stato continuò a battere moneta sino al 1975. Gli introiti
dovuti al signoraggio così incamerati hanno seriamente contribuito alla
ricostruzione del territorio nazionale devastato dagli eventi bellici (all’
inizio degli anni 70 il debito pubblico era sceso al 20 %). Tutto ciò a
conferma e dimostrazione che il debito pubblico è generato dall’emissione
monetaria dei banchieri privati.

www.giovannacanzano.it
giovanna.canzano@yahoo.it
338.3275925
Giovanna Canzano – © – 2012

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