Quando, lo scorso autunno, avevamo azzardato qualche previsione sulla stabilità dell’attuale Esecutivo, avevamo insistito sulle sorti del Bilancio dello Stato per il 2013. Già da allora, numerosi lettori si saranno domandati con quale logico nesso avessimo potuto allineare una previsione squisitamente politica con una prettamente economica. Oggi, tutto appare più chiaro. I dubbi, i cauti ottimismi, sono sfumati. Ma non tutti. Per coloro che hanno ancora delle perplessità, valide o meno, non ci resta che tornare in argomento. Un ritorno, a meno di un anno di distanza, che conferma l’immobilità e la litigiosità del nostro Potere Legislativo. Di fatto, e nessuno lo nega, la Legge di Stabilità, non ha trovato vita facile in Parlamento. Sostanzialmente, però, è passata. Mancando una maggioranza ed un’opposizione politica, Monti ha avuto tutto lo spazio per essere più punitivo. Dopo poche promesse d’interventi per salvare il potere d’acquisto dei redditi più bassi, la normativa è passata snaturata dei pochi punti a favore del contribuente. Ed è proprio a questo livello che il problema economico si fonde con quello politico. Certe decisioni dell’ultima ora non avrebbero potuto reggere senza il placet di un Parlamento distratto dalle diatribe interne e proteso alle consultazioni elettorali della prossima tarda primavera. Se il 2012 sarà ricordato come l’anno “anomalo” della politica nazionale, quello prossimo, nonostante la presenza di un nuovo Governo, sarà annoverato come quello delle “forzature”. Del resto, non abbiamo notato nei provvedimenti di questo nostro Esecutivo anomalo nessuno spunto atto a favorire il rilancio dell’economia. Perché ancor più sacrifici e privazioni? Sono questi gli interrogativi assai complessi che, in ogni caso, meritano qualche riflessione. Dato che nulla andrà “meglio”, preoccupiamoci per evitare che la prossima Legislatura favorisca il fiorire del “peggio”. E’ sin troppo chiaro che i provvedimenti sulla normativa di stabilità non risolvono i problemi di Casa nostra. In alcuni casi, li complicano. Dopo qualche polemica, subito rientrata, il binomio economia/politica è tornato a separarsi. Il 2013, in ultima analisi, sarà un anno più difficile che quest’enigmatico 2012. Dato che segnali in positivo non se ne intravedono, è la realtà quotidiana a dare ragione alle nostre tesi. E Dio sa quanto vorremmo essere nel torto. Quello che maggiormente ci preoccupa è rappresentato dalle “tasse” ed “imposte” che andranno ad aumentare il carico fiscale sui cittadini. Sempre per salvare lo Stato, sarà il Popolo a subire altri provvedimenti limitativi che, proprio, non ci aspettavamo. A questo punto, che non consente incertezze, la coerenza è la migliore tesi che può farci essere moderatamente meno critici. Saranno i prossimi mesi, in particolare dopo giugno del prossimo anno, a decidere se la legge di stabilità “made in Monti” sarà rivisitata per garantire, almeno per il 2014, una minore stretta creditizia e più ampi stimoli alla ripresa economica. Ora non è più solo una questione di stabilità politica, ma di sopravvivenza.
Giorgio Brignola