L’archeologo Sebastiano Tusa: «Guai a farsi contagiare dalla “damnatio memoriae” e cancellare chi ha fatto conoscere questo meraviglioso territorio»

ROMA – Anche il professore e archeologo Sebastiano Tusa, già Soprintendente per i Beni culturali ed ambientali di Trapani, oggi alla guida della Soprintendenza del Mare, interviene sulla chiusura del Museo del Paesaggio del FAI (Fondo Ambiente Italiano) deciso dai tre burocrati del ministero dell’Interno (Leopodo Falco, Nicola Diomede, Vincenzo Lo Fermo) che reggono attualmente, nel ruolo di Commissari straordinari, il Comune di Salemi. Tusa, che ha avuto una lunga telefonata con l’ex sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi manifestandogli la sua «sorpresa», ha espresso il suo disappunto in una nota che qui di seguito riportiamo integralmente:

«Con grande piacere ho accolto la notizia della riapertura dell'esposizione riguardante i materiali recuperati nel corso delle ricerche a Mokarta, Monte Polizzo e Salemi dirette e coordinate dal sottoscritto.
In verità – chiarisce però Tusa – chi scrive aveva già curato, nell'ambito della sua attività come direttore del servizio archeologico della Soprintendenza di Trapani, molti anni fa, all'ultimo piano dell'ex collegio dei Gesuiti, l'esposizione dei summenzionati reperti archeologici, successivamente inspiegabilmente chiusa e smontata.

Con Vittorio Sgarbi, allora sindaco – ricorda Tusa – avevamo programmato la riapertura della esposizione archeologica nell'ambito della pianificata cittadella dei musei insieme alle altre esposizioni realizzate e da realizzare (Museo della Mafia, Museo del Paesaggio etc.). Oggi la collezione riapre, e ne siamo felici, ma ci dispiace che tale riapertura coincide con la chiusura della sezione dedicata al paesaggio, peraltro voluta e patrocinata dal FAI.

Quando un museo nasce il nostro cuore si riempie di gioia e il nostro intelletto si arricchisce; quando un museo chiude – osserva Tusa – si spegne la cultura e il nostro animo si addolora.
Il mio appello è ad ampliare l'offerta culturale a Salemi senza penalizzare ed annullare l'esistente.

Guai – conclude il noto Soprintendente – a farsi contagiare dalla, purtroppo, molto diffusa “damnatio memoriae”.
Guai a cancellare ed escludere coloro che hanno contribuito, a vario titolo, alla conoscenza ed alla valorizzazione di questo meraviglioso territorio»

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