Tra richieste di compilazione dei diversi modelli reddituali, RED-EST, certificazione di esistenza in vita ed altre comunicazioni e richieste varie dell’Istituto previdenziale italiano, non c’è veramente un attimo di pace per i circa 500'000 emigrati italiani titolari di una pensione INPS e, di conseguenza, per gli uffici di patronato all’estero.
Infatti, proprio in questi giorni, molti di questi pensionati, come ci informa l’ITAL-UIL,
stanno affollando gli uffici ed intasando le linee telefoniche dei patronati per avere dei chiarimenti su una lettera ricevuta dall’INPS concernente il ricalcolo della loro pensione, a seguito della verifica dei loro redditi del 2009 e 2010.
Fin qui niente di strano poiché è del tutto legittimo che, periodicamente, l’INPS verifichi l’esattezza degli importi erogati ai propri pensionati, anche all’estero, attraverso le verifiche reddituali e vi apporti, se il caso, dei correttivi. Quello che, però, non è assolutamete giustificabile è, da un lato, che gli uffici di patronato siano venuti a conoscenza di questa iniziativa dell’INPS solo dalle agenzie di stampa (come già accaduto in passato in altre occasioni) e non direttamente dall’Istituto nonostante il recente “Accordo tecnico-operativo tra l’INPS e gli Enti di patronato” . Dall’altro lato è assurdo che la comunicazione del ricalcolo inviata dall’INPS non specifichi nel dettaglio la motivazione esatta che ha causato il ricalcolo (integrazione al minimo? maggiorazione sociale? assegni familiari? ecc.) mettendo oltretutto in difficoltà gli stessi uffici dei patronati nel dare una spiegazione del ricalcolo ai pensionati interessati. E ciò in contrasto a quanto prevede lo stesso articolo 4.3 del citato Accordo che così recita “ (..) Per garantire le condizioni per lo svolgimento di una puntuale azione di assistenza dei pensionati, in particolare, in caso di indebiti l’Istituto metterà a disposizione degli Enti di Patronato gli elementi utili per effettuare le necessarie verifiche.”.
Morale: ancora una volta l’INPS ha dimostrato di disinteressarsi dell’impatto che potranno avere le sue, pur legittime, iniziative nei confronti sia dei pensionati all’estero che degli uffici di patronato i quali, come noto, sono le sole strutture esistenti fuori dai confini nazionali (a parte la rete consolare) ritenute punti sicuri di riferimento dai pensionati italiani che, non di rado, confondono addirittura questi uffici con l’INPS!
Purtroppo cambiano i governi, cambiano i ministri competenti, cambiano i dirigenti INPS ma non cambiano i comportamenti arroganti nei confronti dei pensionati italiani all’estero. Anzi, si ha l’impressione di un peggioramento, bontà loro!
Dino Nardi, membro Cgie e coordinatore UIM Europa
Zurigo, 12 settembre 2012