“In politica fare i morali è una ingenuità”. “Senta mi dia pure del sentimentale o dell’ingenuo. Tanto non me ne offendo, per me anzi è un onore. Ma non esiste una moralità pubblica e una moralità privata. La moralità è una sola, perbacco, e vale per tutte le manifestazioni della vita. E chi approfitta della politica per guadagnare poltrone o prebende non è un politico. E’ un affarista, un disonesto”. “ … se li esamina bene, questi che affermano in-politica-essere-onesti-è-un’ingenuità, scopre che sono disonesti anche nella vita privata”.
Quando Pertini affidava queste parole ad un’intervista rilasciata ad Oriana Fallaci, era il lontano 1974. Dopo quattro anni sarebbe diventato Presidente della Repubblica con la maggioranza parlamentare più ampia della storia repubblicana italiana (mi verrebbe da dire, non in maniera del tutto casuale).
Nonostante i trent’otto anni di distanza, nel rileggerle, ne provo un senso di grande attualità. Poche parole, di una semplicità disarmante ed al tempo stesso di una elevata nobiltà d’animo.
E non solo. Mi ritrovo pienamente e perfettamente in esse. E come me – credo – si ritroveranno in esse la maggior parte degli italiani.
Questo perché non sono parole espressione di un’appartenenza politica, partitica o ideologica ma sono parole dettate da una profonda umanità.
Molto mi divide dal pensiero politico di Pertini. Tanta è la distanza ideologica che mi separa dalle sue convinzioni. Ma nel rileggere queste poche frasi non posso non sentirmi prossimo ad un umano sentire e vivere le quotidiane vicende umane. Mai insegnamento fu più giusto.
Sì. Perché a quelle parole ci ho sempre creduto. E penso che oggi più che mai bisogna crederci. Nell’Italia di oggi e ancora di più in quella di domani è la morale che dovrà guidare l’azione politica della nostra classe dirigente.
Abbiamo l’impellente urgenza di onestà. Basta con i furbi o i presunti tali. Basta con gli affaristi. Basta con i disonesti.
L’Italia ha bisogno di ben altro. Merita tutt’altro. Sfatiamo pertanto il mito della “doppia moralità”. Convinciamoci che chi amministra la cosa pubblica in maniera poco corretta o poco trasparente è semplicemente perché è un ladro e non un politico scaltro.
Avversiamo sì il moralismo o, peggio ancora, il falso moralismo. Ma allo stesso tempo pretendiamo da chi, da qui a breve, si proporrà di prendere in mano le redini del nostro Paese un solo requisito – fino ad oggi spesso troppo sottovalutato – quello dell’onestà.
Per far risorgere l’Italia è necessario chiamare a raccolta tutti coloro che nel sentirsi definiti sentimentali o ingenui perché credono che la politica ha bisogno del proprio contributo e che questo debba essere disinteressato ovvero ispirato non dal guadagno di “poltrone o prebende” ma da ben altre intenzioni, da ben altri principi, da altre convinzioni, siano onorati e non si ritengano offesi. L’Italia ha bisogno di politici. Con buona pace dei tanti affaristi disonesti. Se ne facciano una ragione, anche per il Tempio della Politica è arrivato il momento della “cacciata dei mercanti e dei profanatori”.