Dal Direttore di Euronews.org abbiamo ricevuto un interessante articolo riguardante l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica e che prende spunto da una richiesta formulata recentemente dal nuovo Partito ‘Insieme per gli Italiani’ nato negli Stati Uniti e che volentieri pubblichiamo.
Recentemente il nuovo ‘Partito Insieme per gli Italiani’, nato negli Stati Uniti e guidato da Salvatore Ferrigno (segretario politico) e Melo Cicala (Presidente) ha posto un’ interessante questione: perché non ipotizzare l’elezione per la prima volta nella nostra storia di un italiano residente all’estero alla massima carica dello Stato, cioè, a quella di Presidente della Repubblica. La questione merita di essere presa in considerazione anche se, a nostro avviso, va estesa alla stessa funzione istituzionale della Presidenza della Repubblica. Ma andiamo per ordine.
Il 15 maggio del 2013 scadrà il mandato settennale di Giorgio Napolitano, undicesimo Presidente della Repubblica italiana. Un paio di mesi prima, se nel frattempo non cadrà il Governo e sciolto il Parlamento, ci saranno le elezioni politiche per il rinnovo di Camera e Senato. In pratica già stiamo entrando in campagna elettorale anche per l’elezione del Presidente della Repubblica, nonostante nessuno in questo momento sia in grado di prevedere come sarà composto il nuovo Parlamento che, se non verrà cambiata la Costituzione, dovrà eleggere il nuovo Capo dello Stato. Per ora le schermaglie riguardano solo la forma di questa elezione: c’è chi vuole continuare lasciare al Parlamento il compito di eleggere il Capo dello Stato e chi, invece, auspica di modificare la Costituzione e introdurre anche in Italia, sull’esempio francese, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.
Nella realtà, come tutti sanno, aldilà delle diverse disquisizioni giuridiche e filosofiche, la vera posta in gioco è una sola: dare o meno l’ultima possibilità a Silvio Berlusconi di diventare Presidente della Repubblica, un’ipotesi praticabile solo con l’elezione diretta del Capo dello Stato.
Eppure, in questo dibattito potrebbe inserirsi una proposta veramente innovativa, quasi rivoluzionaria, che prescinde completamente dalla forma di elezione del Presidente ma riguarda l’impegno morale e sociale del massimo rappresentante del popolo. Per la prima volta nella storia italiana, infatti, si potrebbe tentare di far eleggere alla massima carica dello Stato una grande personalità del mondo civile che non abbia mai avuto alcuna appartenenza o affiliazione politica. Una personalità che oltre a rappresentare unitariamente la Nazione s’impegnasse a difendere soprattutto i diritti dei più deboli.
Questo Presidente dovrebbe cambiare completamente il ruolo e l’immagine della Presidenza della Repubblica. Ogni italiano (soprattutto se povero, anziano, gravemente ammalato, indifeso, ecc.) dovrebbe intravedere nel Quirinale il più alto difensore civico della nazione, impegnato costantemente a garantire soprattutto i diritti costituzionali dei più deboli: il diritto a un tetto per tutti, a un’assistenza sanitaria esente da ogni ticket per chi non ha nulla, a un’istruzione completamente gratuita per i ragazzi meritevoli ma figli di nullatenenti. In sostanza, il Presidente dovrebbe battersi ogni giorni con discorsi, scritti, messaggi alle Camere, sollecitazioni al Governo e al Primo Ministro affinché non venga negato a nessuno il diritto a una vita minimamente dignitosa.
Questo cambiamento di per sé non richiede alcuna riforma costituzionale. E’ solo un modo diverso di considerare e interpretare il ruolo di Presidente della Repubblica. In sostanza, oltre a grandi doti di mediazione e capacità di agire al di sopra delle parti nell’interesse collettivo, il Presidente della Repubblica dovrà incarnare anche il ruolo di grande padre spirituale che, naturalmente, ama tutti i suoi figli ma ha un ‘debole molto forte’ per i figli più svantaggiati. Per compiere questa Rivoluzione non avrà bisogno di più poteri: la sua unica arma sarà la forza morale e persuasiva delle idee. E quanto più questo Presidente sarà scevro da ogni passato partitico tanto più si sentirà libero di richiamare tutti i partiti e tutti i politici a un fortissimo e costante impegno sociale.
Ebbene, a questo punto si pone la questione: perché precludere a priori la possibilità di individuare proprio tra i milioni di italiani residente all’estero (alcuni di altissimo livello professionale e culturale) una candidatura internazionalmente autorevole per la Presidenza della Repubblica?
A tutto ciò si contrappone, ovviamente, una facile obiezione. Quando mai il mondo politico, nel suo insieme, accetterebbe di delegare a un corpo completamente estraneo, a un intruso, un compito così importante? Ebbene, se c’è qualcosa che i grandi sconvolgimenti politici italiani e internazionali ci stanno insegnando è che ‘sognare a occhi aperti’ non è più roba da poveri visionari. Naturalmente, bisogna almeno volerli aprire questi occhi.