Ce l’ ha fatta una piccola grande donna di 13 anni a scappare via, ribellarsi e fuggire dai mostri di genere femminile e maschile che ha incrociato nella sua brevissima vita: “La ragazzina ha raccontato di essere stata venduta per 3.000 euro in Macedonia dalla propria famiglia a un’altra del suo Paese, ma residente a Venezia, come promessa sposa per il loro figlio 17enne. Arrivata in Italia assieme alla futura suocera, la 13enne ha tentato di ribellarsi, subendo però violenza sessuale completa da parte del ragazzo. Questi è stato aiutato dalla madre, che immobilizzava la giovane e incitava il figlio a compiere il suo «dovere». Per il tentativo di fuga, tra l’altro, la 13enne è stata segregata in casa, sistematicamente picchiata e punita immergendola nella vasca da bagno, dove le sono state procurate delle bruciature alle gambe utilizzando un filo elettrico.”
E così sarà gioco facile odiare altri popoli, altro da noi, come quello macedone.
Ricordo per la cronaca “giudiziaria” che un’ altra giovanissima 14enne, in Afghanistan a giugno scorso , Sahar Gul fu picchiata per mesi in casa dell’uomo che era stata costretta a sposare. Era stata venduta dal fratello per pagare debiti di gioco e costretta al matrimonio con un soldato dell’esercito afghano. In casa del marito, per sei infiniti mesi la bambina subì torture e violenze di ogni tipo, fisiche, psicologiche e sessuali, ad opera della “famiglia”. Arrivò in ospedale in condizioni drammatiche: capelli e unghie strappati, lividi e ustioni su tutto il corpo, un dito tagliato. Era costretta a vivere in una cantina senza finestre, perennemente al buio: qui l’ha trovò la Polizia.Ottenne giustizia: i suoi torturatori furono condannati a 10 anni di carcere.
Sappiamo benissimo chi è stato, sempre, dentro e fuori la nostra casa, in Italia, nel nostro paese e io voglio credere nella forza della denuncia.Il silenzio ci uccide.
Doriana Goracci
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La cronaca racconta che “Una 13enne venduta per 3.000 euro come promessa sposa ad una famiglia macedone che l’ha poi violentata, segregata e torturata con un filo elettrico è stata messa sotto protezione dalla squadra mobile di Venezia, che ha arrestato il futuro sposo 17enne e la madre di quest’ultimo. Le indagini della ‘mobile’ lagunare sono iniziate il 2 agosto, quando gli agenti sono intervenuti a Marghera (Venezia) dove alcuni cittadini avevano segnalato la presenza di una ragazzina che chiedeva aiuto e con il volto completamente tumefatto. La giovane è stata portata in ospedale: i medici hanno riscontrato diversi traumi e bruciature sulle gambe e hanno disposto il ricovero con una prognosi di circa un mese. La ragazzina ha raccontato di essere stata venduta per 3.000 euro in Macedonia dalla propria famiglia ad un’altra del suo paese, ma residente a Venezia, come promessa sposa per il loro figlio 17enne. Arrivata in Italia assieme alla futura suocera, la 13enne ha tentato di ribellarsi, subendo però violenza sessuale completa da parte del ragazzo. Questi è stato aiutato dalla madre, che immobilizzava la giovane ed incitava il figlio a compiere il suo ‘dovere’. Per il tentativo di fuga, tra l’altro, la 13enne è stata segregata in casa, sistematicamente picchiata e punita immergendola nella vasca da bagno, dove le sono state procurate delle bruciature alle gambe utilizzando un filo elettrico. Sulla base degli accertamenti svolti la polizia ha dapprima sottoposto a fermo di polizia giudiziaria il 17enne macedone e poi ha eseguito un provvedimento di fermo nei confronti della madre del giovane. Questa nel frattempo era fuggita, nascondendosi a Napoli, dove è stata rintracciata con il sostegno della ‘mobile’ partenopea. Madre e figlio sono accusati di violenza sessuale aggravata ai danni di minore, maltrattamenti aggravati, lesioni aggravate.”