La galassia dei farmaci online

di Piero Innocenti

La morte, poco più di tre mesi fa, a Barletta, di una giovane donna e la grave intossicazione per altre due, per aver ingerito, durante un test antiallergico, una sostanza velenosa acquistata da un medico, attraverso un sito internet, offre lo spunto per fare alcune considerazioni sul commercio in rete di “robaccia” spacciata come medicinale o come droga. L’acquisto, da farmacie on-line (per lo più ubicate su server americani, inglesi e canadesi), attraverso “siti canaglia”, è diventato un vero problema e sono sempre più frequenti le segnalazioni di pericoli per la salute umana. Si pensi, ad esempio, al commercio clandestino di Sildenafil (Viagra; su Google, alla voce “buy viagra”, appaiono oltre 100milioni di siti) e Tadalafil (Cialis). Queste sostanze, insieme alla Sibutramina (è un ormone steroide usato per la crescita), sono in testa alle vendite in un contesto di mercato globale incontrollabile. Spesso vengono combinate con le “smart drugs” più svariate per rinforzare gli effetti. Tra i motivi che spingono le persone a contattare una farmacia on line anziché una tradizionale, si rilevano i prezzi inferiori, i forti sconti per acquisti consistenti, l’anonimato per medicinali legati a certe patologie, la ricerca di medicinali innovativi non ancora in commercio nel proprio paese. Non mancano le false farmacie on line, con sedi e depositi immortalati in foto che, ad un controllo più approfondito, risultano del tutto inventate. Non potevano mancare i “dottori on line”, in cliniche virtuali (e-clinic) che, sulla scorta di questionari anonimi, fanno diagnosi e prescrivono medicinali. Quanto possa essere pericolosa per la salute umana una situazione del genere è facilmente intuibile.
Nonostante gli “alerts” della Fda (Food & Drugs Administration) e quelli altrettanto solleciti del “Sistema di Allerta Precoce sulle Droghe”, coordinato dal Dipartimento delle politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, non si riesce a fronteggiare efficacemente questo commercio in cui molte sostanze sono state messe già fuori mercato dal ministero della Salute o, addirittura, già inserite nelle tabelle della legge sugli stupefacenti. Un paio di anni fa, oltretutto, in una relazione redatta dalla Commissione Sanità del Senato, si stimava che un italiano su tre aveva fatto acquisti di medicinali su siti risultati contraffatti nel 50% dei casi. Uno dei più recenti casi, nella primavera scorsa) ha riguardato quello che appariva essere il sito italiano – www.farmaciaitaliana.org/viagra-sildenafil.htm) mentre, in realtà, era americano –www.orderedpills.com/viagra-online.htm.
Sarebbe necessario, innanzi a questa diffusione di sostanze e di brands, un lavoro paziente di classificazione e di analisi, creando un data base ad hoc per i settori specialistici delle forze di polizia. Va anche detto che in Italia, da alcuni anni, è operativa una task force (Impact Italia), contro il mercato dei farmaci illegali, nata grazie alle intese tra alcuni ministeri (Interno, Salute, Sviluppo) con Federfarma e Agenzia delle Dogane. Il contesto normativo sul controllo dei medicinali all’interno della catena di distribuzione si è sviluppato negli ultimi dieci anni nel nostro paese a partire dalla direttiva 2001/83/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (recepita dalla legge 14/2003). È seguito il decreto del Ministero della Salute dell’1Ëš febbraio 2002 che ha introdotto il “bollino” per tutti medicinali ad uso umano e, per ultimo, la direttiva europea 2011/62 che, a partire dal 2013, introduce norme più rigorose per rendere difficile l’ingresso di medicine contraffatte o illegali. Sarà dura, comunque, intaccare il mercato dell’e-commerce nel mondo. Enormi gli interessi della criminalità che ruotano intorno ad un fatturato annuo di oltre 320 miliardi di dollari delle vendite dirette on line. Vendite che, anche per quanto riguarda le “smart drugs” (droghe furbe) continuano ad andare a gonfie vele. Negli Usa, recentemente, l’allarme per la marjiuana sintetica venduta in bustine sul web. Nel corso del 2011 le segnalazioni ai servizi americani di emergenza sanitaria per il consumo di tali “schifezze” ha raggiunto il valore di 6.959, più del doppio del 2010 (2.906). Anche la pericolosa “moda” di fumare i “sali da bagno”, ha fatto registrare un’impennata passando dai 304 casi del 2010 ai 6.138 del 2011.
Un serio problema per la salute umana, dunque, in un mercato clandestino in continuo movimento, sempre più “oscuro” e sempre più impenetrabile per le forze di sicurezza (si parla di un “dark web”, ossia di una rete parallela a quella tradizionale cui si può accedere con il software Tor, emerso in recentissime indagini negli Usa, che rende “invisibili”).

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