Pigmei d'Europa
Se continuiamo a discutere solo di spread, di titoli pubblici e di bail out dalla mattina alla sera, la UE non farà un solo passo avanti. Gli incontri tra i cosiddetti leader sembrano revisioni contabili organizzate dalla BCE con la partecipazione delle agenzie di rating. Si parla solo di strumenti finanziari per evitare la crisi. I focolai, sempre più frequenti, sono gestiti con l'ottica del qui e ora, del “doman non v'è certezza”. … [continua]
Sondaggio sulle pensioni
Ieri ho lanciato un sondaggio sulle pensioni. 36.851 persone hanno inviato i loro commenti su idee di riforma del sistema previdenziale italiano. … [continua]
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I salvati e i sommersi
leggi il post diMoonshadow *., §§§§§§ (Voti: 70) Tutto vero, ciò che dici Beppe, condivisibile al 100%. Ma….che si fa? |
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Il calcio non è Hollywood e si vede
di M. L. Provocato sulla notevole entità del proprio ingaggio, un calciatore italiano ha replicato stizzito sul perché tali osservazioni non siano rivolte alle star hollywoodiane, facendo il nome di Angelina Jolie. Ora va detto che, piaccia o meno per come recita, la signora in Pitt con la sua presenza, senza dubbio strapagata, fa però muovere un flusso di denaro che non finisce solo nel conto del proprio agente e della produzione. Tralasciando il settore della distribuzione, che nonostante la pirateria web dà ancora molto lavoro, per la creazione di una pellicola sono impiegati centinaia di professionisti. Lo sanno bene a Cinecittà, dove la crisi sta buttando sulla strada maestranze altamente qualificate. Nessuno tace i dubbi etici sul compenso dei divi del grande e piccolo schermo, ma il paragone con i calciatori è improprio. Insomma, in una pellicola non ci sono undici protagonisti più le riserve e se i bilanci delle major vanno in rosso queste falliscono, inoltre l'allestimento di un set per il territorio che lo ospita è fonte di guadagni e pubblicità. Lo stesso non accade nel calcio, con gli Stati spesso impegnati a riparare direttamente o indirettamente le falle finanziarie dei club, i diritti televisivi che finiscono nelle tasche delle squadre e da queste in quelle dei giocatori senza irrorare alcun indotto. Anzi, Comuni, Prefetture e Questure per ogni partita investono risorse finanziarie, strumentali e umane che gravano sulle spalle dei contribuenti. Per non parlare dello spettacolo, assai deludente, offerto da questi campioni. La prossima volta, prima di polemizzare, il calciatore in questione pensi allora agli atleti di assai più faticose discipline “minori”, che spesso mantengono la loro passione sportiva lavorando. Si ritenga poi fortunato, che il calcio in Italia rimanga una fonte di consenso appetita da compiacenti decisori pubblici privi di un proprio appeal personale. |