MENO IMPOSTE SULLE PENSIONI

Di una realtà siamo certi: le pensioni in Italia non sono rivalutate e perdono, progressivamente, il loro potere d’acquisto. In media, pur con una certa cautela, non meno del 2,5% su base annua. Per altro, in numerosi Paesi nell’area UE è prevista un’esenzione fiscale di base (IRPEF) che varia dal 25% al 40% ( per importi annui non superiori ai 40.000 Euro). Il carico fiscale è calcolato, poi, sul reddito rimanente con aliquote assai simili alle nostre. Da noi, tanto per rilevarlo, nessuno si è guardato bene dal proporre un meccanismo simile in occasione della sofferta riforma del nostro sistema previdenziale. Dato che nel Bel Paese il numero dei pensionati non è irrilevante, sarebbe opportuno che i tecnici, come i politici, si rendessero conto che gli aumenti del costo della vita non sono ridimensionati da un adeguato aggiornamento delle rendite vitalizie. Ancor più sul fronte della salute. Per chi è uscito dal mondo produttivo, per raggiunti limiti d’età, o per altra causa, il periodo del tramonto della vita è reso un problema o, in ogni caso, privo di quegli ammortizzatori sociali indispensabili per garantire una certa qualità dell’esistenza. Ma non è tutto. Anche sul fronte della salute, che con l’età, decresce, la nostra normativa fiscale non prevede agevolazione alcuna. Il requisito dell’età ( più di 65 anni) non garantisce uno sgravio sui medicinali e sui controlli chimico/clinici. Insomma, che ha un imponibile lordo superiore ad Euro 36.000 l’anno, è tenuto a pagare le analisi in toto e, se non esistono specifiche patologie che implichino medicamenti salva vita, anche per i medicinali è previsto un ticket. Ne consegue che la nota riportata assume un suo specifico ruolo sociale, anche perché i trattamenti previdenziali sono stati sganciati, da tempo, dalla dinamica salariale. Essere in Unione Europea( UE) dovrebbe significare, a nostro avviso, anche tener conto della realtà che abbiamo segnalato. Come a scrivere che sarebbe assai opportuno, se non altro, unificare i meccanismi correlati alla tutela della terza età. Il problema, a ben osservare, dovrebbe interessare anche chi anziano non è; data la certezza che, se tutto va bene, anziano diventerà. Per quest’incontestabile motivo, abbiamo ritenuto opportuno portare all’interesse dei lettori queste poche ma sostanziali riflessioni. Il nostro sistema sanitario non è il peggiore d’Europa, ma sono i costi di gestione che lo rendono sempre meno abbordabile. Un’ingiustizia che potrebbe essere motivo di confronto con la linea politica dei partiti che si preparano alla campagna elettorale della prossima primavera.

Giorgio Brignola

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