San Giovanni Maggiore, un piccolo capolavoro ritrovato

Riapre dopo quasi quarant’anni la chiesa di San Giovanni Maggiore di Napoli. Questa basilica, posta in cima alle rampe omonime nei pressi di via Mezzocannone, ha vissuto nel corso della sua lunghissima esistenza alterne vicende. Edificata, pare, nel 324 a. C. su un preesistente tempio pagano, ebbe forse il suo momento di massimo splendore tra i secoli XVII e il XVIII, quando fu profondamente trasformata dagli interventi di Dionisio Lazzari. Poi, inesorabile, iniziò il declino. In particolare il Secolo Breve si rivelò fatale per questo luogo di culto che, seppur scampato, a differenza di Santa Chiara, alla furia delle bombe statunitensi, non riuscì a salvarsi dall’opera ben più distruttiva di quel degrado che dal secondo dopoguerra in avanti colpì molti monumenti della città. Epilogo di questo stato di abbandolo fu il crollo del tetto nel 1970 che costrinse le autorità a chiudere in modo definitivo le porte della chiesa. Dopo vari anni, in cui i ladri la scelsero più volte come obiettivo per le loro razzie, nel 1995 furono avviati, tra mille difficoltà, i lavori di restauro, quest’anno finalmente conclusi. Pur spogliata di molti dei suoi arredi, San Giovanni Maggiore continua a essere uno straordinario esempio di architettura stratificata. Al suo interno si possono infatti ammirare, come in molti altri edifici dei decumani, una serie di stili differenti, espressione delle diverse culture che hanno scandito la storia di Napoli: dal abside paleocristiano alle colonne corinzie di epoca romana, dall’altare settecentesco all’affresco di Giuseppe De Vivo. Del resto questa basilica, sebbene mutilata, è un’occasione imperdibile per compiere quell’affascinate viaggio nel tempo che solo le grandi opere dell’ingegno umano permettono di fare. Un viaggio che certamente lascerà senza fiato i suoi visitatori.
Roberto Colonna

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