(Roma, 28 maggio 2012) Oggi, l’on. Franco Narducci è intervenuto in qualità di relatore, nell’Aula di Montecitorio per illustrare il DDL di ratifica della Convenzione penale del Consiglio d’Europa sulla corruzione, aperta alla firma il 27 gennaio 1999, ed in vigore a livello internazionale dal 1° luglio 2002.
Narducci ha ricordato che tale Convenzione, ad oggi, è stata ratificata da 42 Stati del Consiglio d’Europa e che l’Italia, pur sottoscrivendo la Convenzione, il 27 gennaio 1999, non ha ancora provveduto alla ratifica nonostante alcune proposte di legge di iniziativa parlamentare presentate sia nella XIV che nella XV legislatura.
Il parlamentare eletto nel collegio Europa ha subito messo in evidenza che “l’approccio del Consiglio d’Europa in questo settore è caratterizzato dalla multidisciplinarità, in quanto la corruzione è un fenomeno multiforme che richiede azioni di tipo differente, non solo giuridico. Il Consiglio d’Europa ha quindi inteso approntare un ampio ventaglio di strumenti tendenti a una reciproca complementarità raccordandoli a un unico organo di controllo: il Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO)”.
Narducci, poi, dopo aver illustrato gli articoli della Convenzione penale ha fatto notare che essa “prevede inoltre il rafforzamento della cooperazione internazionale (assistenza reciproca, estradizione e scambi di informazioni) nelle indagini e nel perseguimento dei reati di corruzione” e che il rafforzamento della cooperazione rappresenta “uno strumento ambizioso, volto a coordinare la penalizzazione di un gran numero di pratiche di corruzione, di cui l’Italia ha senz’altro grande bisogno e da cui potrebbe trarre profitto la tutela della legalità a tutti i livelli”.
Inoltre, l’on. Franco Narducci, come vicepresidente della Commissione esteri ha fatto notare che “il Senato, nell’approvare la proposta di legge di ratifica, l’ha trasmessa alla Camera priva della disciplina di adeguamento interno, rinviando tale adempimento al disegno di legge di iniziativa del governo cosiddetto “anti-corruzione”, anch’esso in itinere tra i due rami del Parlamento” e che “nell’esaminare preliminarmente il testo, la Commissione affari esteri della Camera non ha potuto non rilevare come, in assenza di tale disciplina, esso fosse come una “scatola vuota”, per cui si rischiava l’ennesima pessima figura sul piano internazionale, ratificando formalmente un accordo ma senza dotarsi dei necessari strumenti di attuazione”. Infine, il relatore Narducci, ricordando che “la Convenzione richiama aspetti molto delicati, ad esempio in ordine al reato di concussione al falso in bilancio, mentre nuove fattispecie concernerebbero la corruzione, attiva e passiva, nel settore privato; il traffico di influenza; l’auto-riciclaggio, ha chiesto al Governo di “valutare se il deposito dello strumento di ratifica non debba attendere la conclusione dell’iter parlamentare dall’altro provvedimento”, cioè quello del cosiddetto Decreto anticorruzione recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”.
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Franco Narducci
Vicepresidente
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