La candidatura di Michele Santoro a direttore generale e di Carlo Freccero a presidente della Rai è una buona notizia. Quello che mi convince, a parte le indubbie capacità professionali, è il metodo: l’annuncio di presentazione di curricula alla commissione parlamentare di Vigilanza Rai che, secondo l’attuale pessima legge Gasparri, è deputata alla scelta.
Si tratta di candidature che, per la prima volta, non passano attraverso l’ok di questo o quel partito di riferimento. E’ una nostra antica battaglia: cacciare i partiti dalla Rai e consentire all’azienda di ripartire con chi è arrivato per i propri meriti e non per la spinta di qualcuno.
Ma bisogna fare in fretta. Esattamente un mese fa è scaduto il Cda Rai che non solo è in regime di proprogatio, ma ha un componente in meno, dimissionionario da tempo. Sono tre mesi che poniamo la questione ma né il governo né le forze dell’attuale maggioranza hanno fatto nulla. Anzi, il loro atteggiamento è sembrato quello di chi non parla di un argomento per lasciarlo finire nel dimenticatoio.
L’Italia dei Valori le proprie proposte le ha fatte a tempo debito. Abbiamo organizzato un convegno qualche giorno prima della scadenza naturale dei vertici e abbiamo presentato una mozione al Senato e alla Camera in cui impegnavamo il governo a intraprendere iniziative per una rapida nomina dei nuovi vertici. Mozioni che i presidenti dei due rami del Parlamento, nonostante le nostre proteste, si sono guardati bene dal calendarizzare. Ma è indispensabile anche cambiare la Gasparri che ha di fatto istituzionalizzato la scelta dei vertici da parte dei partiti e la lottizzazione selvaggia, quella col bilancino fatta con il manuale Cencelli alla mano. L’Idv ha una proposta: la proprietà della Rai vada a una fondazione i cui organi siano espressione della società civile, dalle istituzioni culturali ai cittadini che pagano il canone alla comunità dei lavoratori dell’azienda.
Oggi la notizia delle candidature di Santoro e Freccero. La mia speranza è che a loro si aggiungano tanti altri professionisti, anche di altre aree culturali, e che la scelta possa avvenire sulla base esclusiva del merito, della professionalità, della capacità e dell’esperienza. Ma subito dopo si cambi la legge.