E’ un appello a chi ha vissuto e vive ancora, di raccontare la propria storia, sempre e non solo il 25 aprile, perchè siamo destinati tutti a volare via…
Ciao Bella ciao Maria Giovanna, cantano le mondine verrà un giorno che lavoreremo tutte in libertà…
Doriana Goracci
DAI RACCONTI DELLA STAFFETTA PARTIGIANA MARIA GIOVANNA GIUDICE
[…] Il mio compito era quello di fare da mangiare e lo portavo ai partigiani…nei boschi; portavo anche qualche bottiglia di vino e tutto quello che potevo mettere insieme.
Mio marito Pavlìn, Paolo Piatti, era quello che andava a portare i “biglietti” di notte. Io avevo paura che venisse catturato dai fascisti e allora gli ho detto: “Dalli a me, dalli a me, Pavlìn”; nascondevo i biglietti nel grembiule e andavo. Siccome avevo una sorella che abitava fuori dal paese di Cavaglio, loro non pensavano che io facevo la staffetta perchè erano convinti che andavo a trovare mia sorella.
[…] Ricordo che quando andavo a portare i “bigliettini” partivo dopo la mezzanotte per non essere vista; con il passare del tempo i fascisti sapevano del mio impegno, ma non sono mai riusciti a prendermi. Il loro desiderio era quello di farmela pagare, in un modo o nell’altro…
[…] Un’altra volta, ricordo che i fascisti sono venuti nel solaio dove c’era mio marito e gli hanno fatto bere l’olio di ricino; un bicchiere d’olio gli hanno dato! Perchè mio marito “era un uomo serio, si fidavano tutti di lui e i fascisti ne avevano paura”.
[…] Ne hanno ammazzati tanti a Cavaglio d’Agogna. Che io ricordo, ne hanno ammazzati sette; uno, povero ragazzo, l’hanno ammazzato là…in una chiesetta…stava mangiando una mela…aveva ancora un pezzo di mela in bocca…ma quel ragazzo non era di Cavaglio…hanno ammazzato anche alcuni partigiani di Novara.
[…] “Mamma mia! Quante paure e quante tremarelle che abbiamo preso!…Però, quanti ragazzi giovani hanno ammazzato”.