Su “Sette”( Corriere della Sera del 5 aprile), riguardo alla fede che oggi incontra gravi difficoltà nel mondo occidentale, Vittorio Messori scrive: «Vi sono segni, però, che fanno pensare: alla decrescita, talvolta al crollo, della pratica almeno domenicale e delle vocazioni religiose, fa riscontro una sorta di boom delle frequenze ai santuari, siano mariani o di santi come padre Pio. Spesso coloro che non si vedono più a Messa, li si incontra inginocchiati a Lourdes, a Medjugorje, a Fatima…». Li ha visti lui, il simpatico Messori: milioni di fedeli prima nelle chiese e poi inginocchiati nei santuari. Ma se anche fosse vero, se si trattasse delle stesse persone, non è per niente un buon segno. Scrive, infatti, giustamente, Vito Mancuso: «A chi intende conciliare l’amore per il cielo con l’amore per la terra, non servono né interessano i miracoli: non parliamo neppure d’apparizioni, messaggi segreti, statuette che piangono, case che volano, ecc. Questa mentalità del miracolo (e dello straordinario) fa molto male all’autentica spiritualità, e rende inevitabile che forti intelletti come quello di Nietzsche abbiano sentito la necessità di proclamare la “morte di Dio” per far vivere l’uomo» (L’anima e il suo destino, pag. 114).
Attilio Doni
Genova