A Massafra “Rassegna di Arte visiva” di Nicola Andreace in occasione della presentazione del libro “Corruzione” di Marco Vitale

Massafra. Il prossimo 12 aprile presso il Teatro Comunale, viene presentato il libro “Corruzione, Malattia sociale che distrugge competitività, civiltà, costituzione e carità” (Edizioni Studio Domenicano con la collaborazione Ambrosianeum) di Marco Vitale, Presidente del Fondo italiano di Investimento. In tale occasione il noto artista Nicola Andreace mette in mostra una sua Rassegna di Arte visiva del periodo Post Human,in modo che le immagini, completandosi e arricchendosi, possano offrire un’occasione di riferimento in qualità e azione sociale ed una opportunità per riflettere.

Smaterializzando la realtà, le opere pongono l'attenzione su particolari nascosti, che sfuggono allo sguardo, ma che riecheggiano un’indagine antropologica del territorio. Arte, tempo presente, pensiero ed animo si mescolano per raffigurare il segno del disgregarsi di un’idea di uomo, che muta la sua vita “normale”, facendola diventare sregolata, a brandelli, drammatica per sé, bagaglio angosciante, difficile da respirare per gli altri. Carmen De Stasio, scrittore e saggista, così commenta le opere: ”Con Nicola Andreace trionfa il linguaggio contemporaneo della sintesi, della coesione e dell’immediatezza…Egli sollecita la scoperta della vivacità di discorsi interrotti, strappati alla meditazione con spirito combattivo. L’originalità delle sue composizioni trova riscontro nel senso di equilibrio che riconduce ad un’organizzazione di elementi talvolta dissenzienti tra loro, ordinata con cura del particolare, intessuta di impegno sociale e culturale. Un documento oltre storico al quale l’artista perviene al seguito di eventi circostanziali, che si configurano come intelaiatura di significati tra loro contigui ed intelligibili. L’emergente complessità del messaggio di Andreace esorbita dalla scena e rivela la tensione e la plasticità di una prospettiva dilatata in un eterno presente , che richiama la capacità umana di condensare la rabbia del tempo…”

Nicola Andreace ha realizzato anche il Manifesto ed una cartolina-invito. La composizione presenta uno spazio, che con il suo stare silenzioso, crea una sosta necessaria, sfuggita al vocabolario dei suoni e dei rumori: un paesaggio urbano, un personaggio smembrato in un volto dallo sguardo determinato, privo di scrupoli ed in un uomo, corpo senz’anima, con la valigia, una macchia rossa di sangue ci pongono di fronte alla realtà dell’individuo e alla realtà della morale, che opprime la libertà interiore.

Da ricordare che nel suo cinquantennale percorso artistico, dotato di un approfondito bagaglio culturale, Nicola Andreace ha prestato sempre attenzione alle nuove correnti e ricercato sempre nuove tecniche espressive, nell’ambito grafico-pittorico, che gli hanno consentito di realizzare opere dal rigoroso controllo e perfetto equilibrio. Ispirato dal suo territorio, ha rappresentato visioni provenienti dalla memoria del nostro mondo solare mediterraneo con grande nitidezza plastica, vibranti contrasti luministici e accensioni cromatiche, ha ricreato ed evocato immagini della mente, riferite a miti arcaici e classici, a elementi archeologici: tante “tessere” di storia millenaria geo-antropologica, che sottolineano il ruolo della donna, la maternità, l’erotismo, il lavoro, la storia personale e quella della nostra Puglia, con i suoi contorti giganteschi ulivi, le profonde gravine, lussureggianti di vegetazione, le grotte, le cripte, le masserie, le bianche case, le chiese e i castelli. Andreace, che, attraverso una costante, rinnovata indagine, mette insieme, in una dilatata virtuale dimensione, stratificazioni di civiltà e metafore, getta un ponte tra cultura locale e cultura globale, tra tradizione e innovazione, memoria e contemporaneità. Fortemente ancorato alle sue radici, infatti, opera su quanto depositato nella sua coscienza e nel magma della sua sensibilità, lo raffigura, rielaborandolo e, dando ai suoi segni e simboli nuove accezioni, trasfigura ogni dettato visivo in un significato nuovo, che dà durata all’impossibile durata della vita e rivaluta la sacralità dell’arte, la quale, come afferma il critico Bonito Oliva “non ripete le cose visibili, ma rende visibile”. Con le sue opere Andreace solleva anche la questione della funzione dell'uomo nel mondo, della sua forza creativa, ma anche del suo potere distruttivo e ci fa capire che il mondo attuale, gravemente impoverito di valori umani fondamentali, potrà salvarsi dal completo “disastro “ se l’uomo stesso saprà ritrovare la capacità di riaffermare il rispetto per gli altri, l’amore per la natura, l’attenzione per la cultura.

Nella foto la sua opera dl titolo “Equilibri instabili” (2005,Tecnica mista su tela, cm.70×100).

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