Dichiarazione di Rino Giuliani vicepresidente dell’Istituto Fernando Santi

La celebrazione della giornata contro il razzismo promossa ieri da CGIL CISL e UIL insieme all’UNAR avviene all’indomani della strage di Tolosa e dell’omicidio di due giovani senegalesi a Firenze. Difficile oggi sostenere il luogo comune :”italiani brava gente”.
L’uccisione di Masslo a Villa Literno, anni or sono poteva apparire soltanto come un isolato episodio di violenza camorristica in un’area agricola di sfruttamento della manodopera Oggi la matrice razzista di alcuni omicidi viene addirittura rivendicata dagli autori. Dobbiamo dire che dalla generica paura del diverso siamo passati ad un rifiuto dell’altro che emerge dal linguaggio che si usa, dai comportamenti quotidiani , dal modo come le istituzioni legiferano in tema di migranti come dimostra la legge cosiddetta Bossi Fini.
Ci sono responsabilità dirette e ci sono responsabilità indirette. Delle prime è più facile fare l’elenco ed individuarne cause e fonti d’ispirazione delle seconde occorre ragionare perché ognuno di noi ne è, in parte, responsabile.
Sono decenni che il fenomeno della immigrazione viene affrontato con gli strumenti adatti a dare risposta alla sola emergenza, al solo momento della accoglienza e quasi nulla si è fatto in tema di integrazione in Italia o di concreta cooperazione allo sviluppo nei paesi di provenienza della immigrazione.
Se leggiamo i capitoli di bilancio degli enti locali in tema di immigrazione leggiamo da anni una spesa cospicua, anche se oggi molti ridimensionata, in larga parte finalizzata alla prima accoglienza, alla emergenza. Nella ridefinizione periodica delle finalità e nella programmazione delle attività è quasi assente l’obiettivo della integrazione declinata nelle diverse modalità possibili.
Dall’interno del mondo no profit dovrebbero pervenire concrete strategie di integrazione . Le stesse organizzazioni no profit devono riflettere sulla necessità di riconvertire un parte delle attività di accoglienza in attività per la integrazione dei migranti.
Si è aperta una fase di divisione sociale e di fragilità della società italiana il cui esempio più drammatico è la mancanza anche di un’unità d’azione, tanto necessaria, fra le grandi confederazioni sindacali. Un grande piano di crescita del ruolo di direzione del sindacato da parte dei lavoratori immigrati può contribuire ad integrarne, a rinnovarne la rappresentanza e ad allargare la rappresentatività, favorendo con ciò la capacità di guardare di più al futuro.
Il ministro Riccardi ha più volte argomentato sul fatto che la lotta al razzismo ed alla xenofobia si fa costruendo una Europa aperta..Il governo di cui fa parte, nel suo insieme si attivi, con concreti atti, in tale direzione.
La crisi economica gravissima in cui viviamo, che vede aumentare la disoccupazione, la si vorrebbe attribuire da parte di molti, ai soliti capri espiatori, alle persone straniere che, lavorano in Italia apportando, peraltro, Euro 8 miliardi di contributi alle casse dell’INPS. E’ una storia antica che si ripete, un terreno scivoloso come la memoria comune europea si incarica di rammentarci.
Il nostro paese deve essere la casa comune da ricostruire tutti insieme nuovi e vecchi cittadini e non da impoverire con i respingimenti selvaggi alle frontiere.
Conoscenza e cultura sono un’arma formidabile contro il razzismo. Il dialogo deve essere permanente fra le persone , le comunità e le istituzioni.
Dobbiamo fare l’opposto di quello che proponeva il sindaco di Treviso Gentilini che invitava a compiere atti xenofobi. Quando l’invito a comportarsi da razzisti arriva dalle istituzioni locali è facile passare dal razzismo delle parole a quello delle azioni socialmente e penalmente riprovevoli. Il tema della sicurezza riguarda tutte le persone , quelle italiane e quelle straniere, le manifestazioni di intolleranza colpiscono tutti, nessuno escluso.
Manca una sua strategia nazionale inquadrata in una azione comune della Unione Europea . Il governo italiano deve attivare un programma di integrazione culturalmente rispettosa delle diversità, di coesione sociale, di inclusione che il parlamento deve poter discutere

(santinews)

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