Questa volta non scriveremo di politica. Almeno non lo faremo nella forma che c’è consueta. A ben osservare, in questi ultimi trentacinque anni di Repubblica, la Penisola ha avuto Esecutivi che hanno “retto” meno della normale durata del loro mandato. In un primo tempo, che ritenevamo ormai lontano, c’eravamo anche preoccupati. Ma, poi, abbiamo capito che i Governi cadevano e rinascevano con irrilevanti variazioni politiche. Le preoccupazioni ci sono tornate lo scorso novembre, quando un Esecutivo si è dimesso, pur potendo ancora contare sulla fiducia parlamentare, per lasciare il posto ad un Governo che è stato battezzato, non sappiamo sino a che punto diligentemente “tecnico”. Quest’ultimo cambiamento, non voluto dalle congiure di Palazzo, non c’è sembrato fisiologico. In pieno inverno, il Governo del Professore è riuscito, fatto più unico che raro, a mettere in riga tutte le formazioni politiche ed a varare un piano distinto in “fasi” che ha ridimensionato tutti, o quasi tutti. Non intendiamo, già lo abbiamo scritto in apertura, prendere posizione “pro” o “contro” l’attuale Esecutivo. Anche perché, male che vada, nella tarda primavera dell’anno prossimo dovrebbe smobilitare. Certo è che sul piano socio/economico nazionale gli effetti sono stati ponderosi. Se in Italia i “miracoli” non si fanno più, la lista delle limitazioni, non ha mancato di farsi sempre più palese. Vivere alla giornata, che sino allo scorso autunno, era criticabile ed oggettivamente criticato, adesso è nella norma. Insomma, ci si arrangia perché i tempi migliori non hanno “fasi” programmate. Almeno secondo il nostro modo di vedere. Sull’ara delle necessità improcrastinabili è tornata la “disoccupazione”. Ora non più solo giovanile. Che la Penisola sia in fase di trasformazione, lo percepirebbe anche l’uomo più distratto del mondo. Chi è attento, per altro, se ne rende conto con più amarezza. Monti non ha fatto promesse a nessuno. I “Tecnici” non hanno cuore. Se i conti non tornano, s’ha da operare per farli tornare. Il termine”sacrificio” ha lasciato il posto alla”scadenza”. Sia nel settore pubblico, che privato. Sullo sfondo, assai sfumato, il quadro politico si è fatto insignificante e chi si prepara alla tenzone delle prossime consultazioni non dice, sempre, quello che in realtà medita. Perché le crisi di governo, in un modo o nell’altro, si risolvono. Quelle economiche sicuramente meno. Per ora, non riusciamo più a capire chi “guida” e chi “segue”, ma, col tempo, i giochi torneranno ad essere chiari. Ora, l’Italia, che è un tassello del tessuto UE, dovrà essere messa nelle condizioni di contare di più. I coinvolgimenti politici sono troppo vicini per poterci permettere passi affrettati. In una diecina di mesi, i “tecnici” non potranno esigere di più di quello che hanno programmato. Non resta che verificare se la fase acuta della nostra economia sofferente riuscirà ad essere risolta entro fine anno. I Primi cinque mesi del 2013, si presenteranno senza “storia”. Se Monti avrà operato per il meglio, potrebbe anche candidarsi come Primo Ministro. Questa volta, però, assumendo una precisa genesi di partito. Come politici dovranno essere gli uomini che intenderanno seguirlo alla guida del Paese. Ancora una volta, come da vecchio copione, il cerchio si chiuderà con la ripresa, a tutto campo, del quadro politico nazionale. Sempre che, beffardamente, la crisi nazionale non riabiliti un altro Esecutivo di natura tecnica. Sarebbe fantapolitica ma, in definitiva, non più di tanto. Perché non sarebbe proprio la prima volta.
Giorgio Brignola