Piano piano escono i redditi (parziali) dei grandi burocrati di stato, quelli che sommano indennità e prebende amministrando le aziende pubbliche. A parte il fatto che una infinità di essi sparisce sottotraccia sostenendo che si tratta di imprese non pubbliche ma “partecipate” mi chiedo però se il criterio di non sfiorare certi tetti oltre i 300.000 euro non debbano valere anche per COLLABORATORI pubblici a cominciare da quelli della RAI che avrà i conti in rosso quanto si vuole (come molti dei suoi programmi) ma i cui “artisti” guadagnano ben di più dei dirigenti statali. Pensare che Celentano per una sola serata a Sanremo abbia superato lo stipendio annuo del Presidente della Corte dei Conti lascia per lo meno un poco perplessi…