Porcellum scaccia porcellum. Rischia di finire così, con una nuova legge elettorale che sarà peggio anche di quella vecchia. E’ la ‘mission impossible’ in cui si sono lanciati Pd, Pdl e Terzo Polo, con buona pace degli italiani che con la porcata di Calderoli pensavano di aver toccato il fondo. Ebbene non è così, perché man mano che vengono fuori nuove indiscrezioni sulla riforma della legge elettorale diventa sempre più evidente il vero obiettivo di chi ci sta lavorando: spartirsi i posti in Parlamento, tagliare fuori i partiti ritenuti scomodi, cancellare il bipolarismo.
Basta leggere le anticipazioni del Corriere della Sera per rendersene conto: a cosa serve uno sbarramento al 10-11% se non a tenere lontano dal Parlamento partiti come l’IdV, Sel o la Lega? E l’idea per cui con un solo voto l’elettore sceglie sia il candidato del partito nei collegi unonominali, sia la lista bloccata dello stesso partito sul proporzionale non è con evidenza soltanto un modo per lasciare alle segreterie di partito il potere di scegliere chi mandare a Palazzo Madama e a Montecitorio?
Il Paese ha bisogno di una seria legge elettorale, lo hanno chiesto 1.200.000 italiani che hanno firmato per il referendum, non di una legge truffa che lasci tutto com’è. E’ necessario restituire ai cittadini il diritto di scegliersi i loro rappresentanti, è necessario che gli elettori sappiano con chiarezza prima del voto chi sta con chi, quali sono i programmi e quali i candidati premier. Dietro l’ossessione per il proporzionale c’è solo la volontà di tornare ai tempi in cui i partiti si presentavano ognuno per conto proprio, prendevano i voti sulla fiducia e si vendevano poi al miglior offerente, dando vita a improbabili ammucchiate in Parlamento che, infatti, non arrivano mai a fine legislatura.
E questa sarebbe la riforma? A me sembra solo un trucco con cui i partiti dell’attuale maggioranza puntano a far fuori tutte le altre forze politiche e, per il resto, a lasciare tutto com’è. Una pocheria nel merito ma anche nel metodo, dal momento che le riforme, a partire da quella costituzionale, vanno discusse in Parlamento e invece la maggioranza dell’ABC (Alfano-Bersani-Casini) preferisce ritrovarsi sempre in incontri riservati, al chiuso di un albergo o in qualche sottoscala.
Questo non è esercizio di democrazia e l’Italia dei Valori non si presta a questi giochi di cattiva politica. Dopo 18 anni di Berlusconi, l’Italia deve assolutamente voltare pagina: noi siamo pronti, altri invece fanno solo finta di cambiare, ma in realtà non vogliono cambiare niente.