LA QUESTIONE E’CAMBIARE

I pochi mesi che hanno separato il 2011 dal 2012 ci sono sembrati anni. In breve tempo, e senza concreti segnali premonitori, un sistema politico si è sgretolato ed ha lasciato il Paese con una serie di problemi che il Prof. Monti, illustre sconosciuto ai più, si è assunto, almeno formalmente, l’impegno”tecnico” di tentare la loro soluzione. Se, a parole, il ragionamento fila, appare ben più complessa la sua pratica attuazione. Perché, e giova rilevarlo, nella tarda primavera del prossimo anno, i politici torneranno alla guida d’Italia. Quello che sembra sicuro è la volontà di modificare sostanzialmente la nostra legge elettorale; anche con alcuni aggiornamenti di natura costituzionale. Bisogna, di conseguenza, recuperare anche gli uomini, se non i partiti, capaci di riprendere le redini di un sistema socio/politico ben diverso da quello che ci siamo lasciati alle spalle. Ora è la situazione economica a preoccupare, ed a ragione, i vertici del Paese. Così, se il peggio è arrivato, il meglio è ancora tutto da inventare. Abbiamo, volutamente, usato il termine “inventare” perché altro verbo non darebbe il senso del vuoto politico che ci circonda. Se ciò non bastasse, rileviamo che la “vecchia” guardia stenta a ritirarsi. L’Italia ha da scoprire una dimensione non solo europea, ma anche più internazionale. Priva di quelle zone d’ombra che ci siamo portati dietro, forse per inerzia, dalla prima Repubblica. I grandi movimenti d’opinione sono finiti col secolo scorso. Ciò che non è successo nei trascorsi dieci anni, è capitato in questi pochi mesi. Del resto, sarebbe troppo semplice, e troppo comodo, criticare ciò che si sarebbe dovuto fare “prima”. La realtà è che i problemi passati si sono sommati a quelli d’oggi. Dopo il Professore, l’Italia non sarà più quell’ipotizzata dai Padri Fondatori della nostra Costituzione. Ciò che sembrava immutabile, in questi ultimi vent’anni, è cambiato. Siamo certi che nei prossimi dodici mesi le modifiche continueranno. Il collasso di questa seconda Repubblica, che ha profonde radici in comune con la prima, potrebbe non vedere la fine del 2013. Anno delle consultazioni politiche generali. Se si riuscirà a salvare quel che resta dell’economia nazionale, non è detto che s’ arrivi a rinnovate anche le linee politiche capaci di portarci più avanti tra gli Stati UE. Perché, tanto per restare in tema, il cambio generazionale non c’è stato e non riteniamo che ci sarà entro poco tempo. La penisola delle grandi opere è finita con Berlusconi. Dopo tutto, siamo ritornati agli aspetti più regressivi di un’economia che non è stata mai curata a dovere. Si è solo rimandato, con cospicui interessi, di mettere le mani nelle tasche degli italiani. Eppure, i segnali per correre ai ripari prima del crollo non sono mancati. Forse, si è preferito adottare interventi palliativi, con l’obiettivo di reperire un maggior consenso politico nelle aule parlamentari. Ora, cambiare rotta e sistema appare indispensabile. Restano, però, gli interrogativi, tutti da verificare, su come e su chi indirizzare la nostra fiducia. La cautela, al punto in cui siamo, è d’obbligo. Senza giri di parole, il Popolo italiano d’imposture politiche ne ha già avute troppe. Ora il problema è cambiare. Ovviamente, in meglio. Nel frattempo, attendiamo anche segnali chiari da parte dei Connazionali oltre confine che non devono più essere “figuranti” in una situazione politica che li ha coinvolti direttamente. Giorgio Brignola

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