Questa legislatura è nata con propositi riformatori quasi baldanzosi, giustificati dall’ampia maggioranza uscita dalle urne ma è declinata velocemente nell’instabilità, nella drastica riduzione dell’impegno pubblico e in un diffuso disagio sociale. Questa legislatura è anche la seconda per gli eletti nella Circoscrizione Estero, quella di più organica integrazione nell’attività parlamentare, dopo il breve apprendistato dei due anni precedenti. Nel corso della nostra attività parlamentare, con le nostre proposte di legge, le interrogazioni e le iniziative politiche, abbiamo cercato di sensibilizzare e stimolare Governo e Parlamento al fine di migliorare la tutela dei diritti degli italiani residenti all’estero. Personalmente ho presentato tutta una serie di proposte di legge e interrogazioni che riguardano la previdenza, il fisco, la sanità, i diritti sociali, i diritti di cittadinanza. Malgrado il nostro impegno politico i risultati fino ad ora non sono stati affatto soddisfacenti.
Non voglio esprimere nessun giudizio propagandistico sull’attuale Governo e sulla anomala maggioranza che oggi guidano l’Italia, anche se non mancherebbero di certo le ragioni e le occasioni per farlo. Va tuttavia detto che i segnali di novità che il nuovo governo, presieduto dal Prof. Monti, sta inviando nei suoi pochi mesi di vita sono ricorrenti e da non sottovalutare. Nel campo del risanamento finanziario, primo banco di prova in questi drammatici frangenti, ma anche in quello dell’etica pubblica e del dialogo con le forze sociali e con lo stesso Parlamento.
Per noi parlamentari eletti all’estero che abbiamo responsabilità politiche e istituzionali il primo dovere è però quello di cercare di salvaguardare l’immagine e il nome del proprio paese, anche se si è distanti e in disaccordo con le scelte che la classe dirigente vi compie e con l’ordinario corso delle cose.
E allora, proprio per questo, non aiuterei, però, a comprendere la realtà se tacessi i limiti e le più che serie difficoltà in cui l’attività parlamentare si è svolta in questi tre anni e mezzo, impedendo ai parlamentari – a tutti i parlamentari, tanto di minoranza quanto di maggioranza – di contribuire realmente a determinare alcune decisioni e di vedere le proposte avanzate trasformarsi in fatti.
Le Camere sono state letteralmente militarizzate dalla maggioranza, anche per gli effetti di una legge elettorale che rende gli eletti nominati dalle segreterie dei partiti, e ridotte a luoghi di registrazione delle decisioni prese da gruppi ristretti e dal Governo. Gli unici eletti direttamente dai cittadini, nonostante tutto quello che si dice del voto per corrispondenza, in realtà siamo stati noi: gli eletti all’estero. Ed è forse per il dovere di rispondere direttamente agli elettori che la nostra produzione, in termini di proposte di legge, di mozioni e di interrogazioni e di altri atti parlamentari, oltre che di presenza ai lavori, è stata superiore alla media.
Purtroppo la destrutturazione del ponte che si era costruito con tanto lavoro tra lo stato italiano e le comunità all’estero è andata tanto avanti che ora, anche se questo Governo accogliesse alcune nostre proposte, non basteranno pochi atti di buon senso per riattivare un circuito virtuoso, come se niente sia accaduto. Tanto più che le risorse disponibili restano così limitate e il tempo che resta fino alla fine della legislatura è così breve che non è possibile sperare nei miracoli.
L’offerta di lingua e cultura italiana nel mondo, una delle leve strategiche per una nuova internazionalizzazione, è ormai sotto i livelli di guardia. E’ illusorio pensare che quello che si distrugge oggi, possa rinascere d’incanto domani. Per tenere la barca almeno in linea di galleggiamento ci vorrebbero appena 10/15 milioni per reintegrare il minimo indispensabile. Sarebbe questa una cifra capace di fare affondare il bilancio dello stato italiano?
Rai International è stata svuotata della sua funzione specifica perché ha dovuto pagare non solo la restrizione delle risorse destinate al servizio pubblico ma anche i tanti sprechi di mamma RAI. Non si potrebbe cercare di ridurre almeno in parte gli sprechi e di conservare la produzione mirata per le comunità?
Nel giro di un paio d’anni sono saltate le convenzioni sanitarie per gli italiani indigenti in America Latina e migliaia di nostri connazionali rischiano, letteralmente, di non avere l’essenziale per sopravvivere. Anche la vita degli uomini è soggetta ai tagli lineari?
Gli emigrati proprietari di case in Italia ora non solo non avranno più diritto alla detrazione di base dell’IMU ma dovranno pagare l’aliquota più elevata per la seconda casa. I cittadini che lavorano all’estero per l’amministrazione italiana a contratto locale ogni anno debbono strappare il diritto alle detrazioni per carichi di famiglia. Agli stessi non si riescono ancora ad assicurare parità di diritti sindacali che sono riconosciuti a qualsiasi altro lavoratore.
Mi sono attivato con interrogazioni e varie iniziative, compresa una proposta di legge, per far riaprire i termini per la riacquisizione della cittadinanza italiana da parte di coloro i quali l’hanno perduta e dei discendenti di cittadini italiani, e per consentire alle donne italiane sposate a cittadini stranieri prima del 1° gennaio 1948 e ai loro figli nati prima di tale anno di riacquisire la cittadinanza tramite una semplice dichiarazione di volontà alla competente autorità consolare o al sindaco del comune italiano di residenza.
Strumento giuridico fondamentale per la tutela previdenziale dei lavoratori migranti in quanto a parità di trattamento, esportabilità delle prestazioni, perfezionamento dei diritti, le convenzioni bilaterali attualmente in vigore sono obsolete e quindi spesso inadeguate.
Pensate che l’accordo con l’Argentina risale al 1984, quello con il Brasile al 1977, con l’Uruguay al 1985, con gli USA al 1978, con il Canada al 1979. Nel frattempo sono intervenute riforme importanti dei sistemi nazionali di previdenza e in Italia è stato introdotto, prima da Dini nel 1995 e ora da Monti, il sistema contributivo che non è mai contemplato né disciplinato nelle convenzioni stipulate dall’Italia: situazione questa che rischia di vanificare la loro efficacia. Sono stati in effetti avviati negoziati per il rinnovo di tali accordi e per la stipula di nuovi, anche con alcuni Paesi di immigrazione, ma per motivi economici, e anche, credo, per semplice disinteresse e sciatteria, non sono mai stati conclusi. Proprio per questo ho proposto, per meglio tutelare i diritti dei lavoratori immigrati in Italia, la restituzione dei contributi versati in casi di rimpatrio definitivo.
Altro problema prioritario e irrisolto è quello della sanatoria degli indebiti pensionistici. Si tratta di un problema annoso che tutti conosciamo. A parole siamo tutti d’accordo, compreso lo stesso Inps, sulla necessità di sanare un situazione la cui responsabilità non è dei pensionati interessati ma dell’incapacità dell’Inps di gestire anche all’estero un sistema di rilevazione annuale della situazione reddituale dei nostri pensionati. La mia proposta di legge di sanatoria non ha ottenuto il sostegno necessario da parte di Governo e Parlamento ma anche da parte di quelle parti sociali che non vedono di buon’occhio una iniziativa limitata alle pensioni degli emigrati che non contempli anche gli italiani residenti in Italia.
E infine, per quanto riguarda la previdenza, vorrei per l’ennesima volta denunciare inascoltato lo scellerato rifiuto dell’Inps di pagare all’estero, anche a coloro i quali hanno fatto domanda di detassazione della loro pensione, il cosiddetto importo aggiuntivo di 154 euro da circa dieci anni. Si tratta di una criminale violazione delle legge e del diritto figlia della malafede, dell’ignoranza e dell’imperizia.
In tema di diritti politici credo che la legge sul voto per corrispondenza, che soddisfa la fondamentale esigenza di poter esercitare il primo dei diritti di cittadinanza, quello di voto, può essere messa in sicurezza, praticamente a costo zero, solo che lo si voglia. COMITES e CGIE sono orami esangui per l’eccessivo protrarsi di un impegno basato sul volontariato. Basterebbe rinnovarli con le leggi esistenti. I soldi sono in bilancio, che si aspetta?
Potrei continuare, ma non per fare l’elenco della spesa. L’ho detto prima: il tempo è poco e le risorse limitate. Si tratta, allora, di scegliere. Di valutare, in dialogo tra Parlamento e Governo, ascoltato il CGIE, e ascoltati anche i patronati con i quali ci siamo recentemente incontrati e abbiamo predisposto un’ipotesi di lavoro congiunto, quale sia la selezione più giusta da fare, quali cose considerare prioritarie e quali proiettare in un tempo più propizio.
I segnali di discontinuità vanno bene, ma ora si tratta di fare presto per chiudere questa legislatura horribilis con qualche atto di discontinuità. Per riaprire, tra le nostre comunità, la speranza che si possa riprendere il cammino e che dell’Italia ci si può ancora fidare.
On. Gino Bucchino