Cari amici, cari colleghi,
evidentemente non è passata inosservata la plateale discriminazione di cui sono – da decenni – vittime gli impiegati a contratto delle nostre Rappresentanze diplomatiche, consolari e degli Istituti Italiani di Cultura.
Si è cercato in tutti i modi di rendere giustizia ad una categoria tra le più discriminate nella Pubblica Amministrazione italiana, privata di un diritto costituzionalmente garantito a tutti i lavoratori in Italia ed in Europa: il diritto alla rappresentatività sindacale, il diritto a partecipare attivamente alle elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie, ultimamente indette per il 5-7 marzo 2012.
Un'aberrazione, un non sense mostruoso aspramente criticato da più parti.
Da anni viene dibattuto in sede parlamentare un progetto di legge ( PDL 717 camera – DDL 1843 Senato ) inerente all'estensione al diritto di voto sindacale a “tutto” il personale del Ministero degli Affari Esteri ivi compresi i colleghi a legge locale impiegati nelle sedi estere.
Langue momentaneamente al Senato, intralciato nel suo iter parlamentare da forze più intente a difendere i loro privilegi e le loro rendite di posizione che dedite a difendere la democrazia ed i fondamentali diritti dei lavoratori.
Era – evidentemente – solo una questione di tempo perchè prendesse forma da parte dei nostri colleghi di nazionalità non italiana il desiderio di vedere finalmente tutelati i propri diritti.
IL COORDINAMENTO DEGLI IMPIEGATI A CONTRATTO DEGLI ISTITUTI ITALIANI DI CULTURA
CRISTINA RIZZOTTI – IIC STOCCARDA
NICOLA FRESA – IIC AMBURGO
BEPPE SCORSONE – IIC MONACO DI BAVIERA
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Il MAE esclude i tedeschi dalla rappresentanza sindacale dei propri consolati ( www.corritalia.de )
di Aldo Magnavacca
I “Linke” chiedono un intervento del Governo Federale
Dietro la scrivania di Heinz Bierbaum, titolare della cattedra di economia e commercio al Politecnico di Saarbrücken e vice-presidente nazionale del partito “I Linke”, un solo quadro: il ritratto di Enrico Berlinguer, leggendario Leader del PCI.
L’ispirazione al pensiero dell’Eurocomunismo quale espressione di una sinistra liberale e democratica, così palesemente esposta è più che evidente.
Lo sguardo dei “Linke” non è però rivolto all’Italia solo con sentimenti nostalgici. Una nota critica di questo partito rivolta al nostro Governo, nello specifico al nostro Ministero degli Affari esteri, riguarda l’esclusione dal diritto di voto attivo e passivo dalle elezioni delle RSU, i “consigli di Fabbrica” presso la nostra Ambasciata, i consolati e gli Istituti di cultura italiani in Germania.
Effettivamente il MAE non concede ai propri impiegati assunti localmente l’accesso alle rappresentanze RSU nelle proprie istituzioni sparse su tutti i continenti.
La questione potrebbe passare anche inosservata in Africa, in Asia o in America Latina ma non in Germania, il Paese europeo con la più fitta e regolamentata rete di partecipazione sindacale in Europa.
I tedeschi (e non solo i Linke ma anche la Federazione sindacale DGB) lamentano quindi l’esclusione dei propri cittadini assunti dai nostri consoli in Germania dalla partecipazione democratica a un organismo che, per sua stessa natura, è stato creato per garantire la partecipazione di tutti i lavoratori alla gestione delle loro rappresentanze sindacali.
Furono, infatti, i tedeschi per primi a garantire a tutti i lavoratori, di qualsiasi nazionalità o provenienza, il diritto di voto attivo e passivo nei propri consigli di fabbrica sin dagli anni sessanta.
Il Professor Heinz Bierbaum si è dichiarato certo che, pur nel pieno rispetto del principio dell’extraterritorialità, l’Italia non negherà ai cittadini tedeschi assunti presso le proprie Rappresentanze diplomatiche, consolari e i propri Istituti di cultura in Germania questo fondamentale diritto alla partecipazione sindacale.
Insieme con la Germania, così il Bierbaum, l’Italia vanta della più antica tradizione dell’integrazione europea e dei suoi lavoratori.
Nell’ambito di un’interrogazione parlamentare al Bundestag (la Camera dei deputati tedesca) I Linke vorranno sapere dal Governo federale “Cosa intende intraprendere per stabilire e garantire il principio di partecipazione sindacale ai cittadini tedeschi in servizio presso l’Ambasciata, i consolati e gli istituti italiani di cultura in Germania”.
In Germania, appunto, sono coinvolti 23 cittadini tedeschi che certamente non rappresentano la “massa dei lavoratori” ma i principi di eguaglianza non guardano ai numeri. Anche un solo lavoratore escluso rappresenta un’ingiustizia (e una brutta figura) che il nostro Ministero degli Affari esteri non dovrebbe assolutamente concedersi.