Se, per ipotesi, ci fosse concessa la possibilità d’offrire un nostro piccolo contributo al varo di un Ufficio per le Politiche Sociali degli Italiani nel Mondo (UPSIM), andremmo ad evidenziare, prima di tutto, la necessità di considerare, con maggiore attenzione, l’incidenza che ogni provvedimento legislativo nazionale potrebbe avere nei confronti della nostra Comunità oltre frontiera. Nel frattempo, proporremmo di focalizzare la posizione socio/economica dei Connazionali nelle singole realtà che si sono venute a determinare nei Paesi ospiti. Ciò tramite i Com.It.Es., opportunamente innovati, per garantire un effettivo collegamento tra l’UPSIM e la Comunità italiana all’estero. Secondo il nostro modo di vedere, gli italiani nel mondo, che sono milioni, intendono partecipare alla vita della penisola in modo meno marginale; in pratica con gli stessi diritti e doveri dei residenti. In definitiva, l’UPSIM andrebbe a sostituire il CGIE ed i suoi Membri dovrebbero essere Connazionali residenti oltre frontiera ed eletti tramite i Com.It.Es.(in rappresentanza proporzionale alle quattro ripartizioni geografiche elettorali) Il coordinamento, d’ordinaria amministrazione, potrebbe essere, invece, fornito tramite alcuni funzionari statali (in rappresentanza di specifici ministeri). Quindi, l’organizzazione centrale sarebbe tenuta, poi, a trovare pratica attuazione tramite gli stessi Com.It.Es capaci, in primo luogo, di tradurre in modo accessibile a tutta la terminologia burocratica delle circolari e regolamenti di pertinenza. L’UPSIM, una volta avviato e collaudato, sarebbe anche prezioso per smistare certe attività che, ora, sono demandate ai consolare. Per evitare, nei limiti della ragione, “contrasti di competenza”, saremmo per una struttura gerarchicamente indipendente dal Ministero degli Affari Esteri. Vale a dire, un Ufficio alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ipotizziamo, di conseguenza, una struttura “tecnica” non legata politicamente a nessuno. L’UPSIM non andrebbe a funzionare per delega ministeriale, ma per mandato presidenziale. Questa nostra ipotesi, che non è nuova, l’avevamo già formulata al tramonto della Prima Repubblica e ripresentata recentemente. Non ci sono stati mai concreti riscontri. Quasi che la nostra posizione non presentasse soluzioni percorribili a prezzo, in sostanza, “zero”. Questa ipotesi, tuttavia, ci sembra ancora valida e, forse, più considerabile dato i tempi assai diversi da quelli del secolo scorso e del primo decennio del nuovo millennio. Anche in questa fase di transizione, se esistesse l’UPSIM, le problematiche degli italiani all’estero potrebbero essere ancora portate all’attenzione dell’Esecutivo e del Parlamento. Indipendentemente dalla sua conformazione. L’Ufficio, che ancora ci manca, consentirebbe una crescita, non solo politica, di chi vive oltre frontiera. Finita la fase dell’associazionismo assistenziale, potrebbero essere gli stessi eletti nella “Circoscrizione Estero” a far loro le nostre riflessioni. L’epoca delle promesse mai mantenute è finito. Gli italiani nel mondo chiedono fatti concreti. Intorno a questa nostra affermazione potrebbe svilupparsi un movimento d’opinione capace di superare anche quelle “incomprensioni” che ancora fanno comodo agli indecisi ed ai trasformisti. Giorgio Brignola