Pianeta America: Per Whitney Houston la guardia per proteggerla da se stessa non c’era. Trionfa ancora una volta l’ipocrisia degli sciacalli

HOUSTON, Texas – Elvis, Michael Jackson, molti, moltissimi altri ed ora anche la diva della canzone che rimarrà sempre nella memoria di tutti per il suo film con Kevin Kostner “ The Bodyguard “. Per Whitney Houston l’escalation professionale approdo’ inevitabilmente nel mondo ancora più rutilante ed ammaliante della celluloide e di Hollywood. Il suo momento magico ed il picco della sua carriera d’artista fu rappresentato appunto proprio da quel film culto dove alla voce sfolgorante della diva s’univa lo splendore di una bellezza seducente che da li a poco, con l’orrore di chi l’aveva amata ed ammirata, sarebbe stata attaccata dalle ingiurie della droga. Per un periodo di tempo incredibilmente lungo, passando davanti alle casse dei supermercati siamo stati sottoposti all’orrore sbattuto sulle copertine dei tabloid delle foto impietose della Houston con i segni sempre più evidenti e devastanti della sua schiavitù. S'è trattato della cronaca fotografica spietata dell’autolesionismo senza rete di sicurezza e senza una guardia che invece del corpo proteggesse questo essere umano dotato di un grande talento e di grandi mezzi artistici dalla sua fragilità e dal male ancora più grave dello spirito.

Adesso mentre i network televisivi trasmettono in modo ossessivo il clip video della sua canzone più celebre si cerca di difendere e di riabilitare artificiosamente ed ipocritamente un protagonista del modo dello spettacolo, che fino a ieri era stato posto alla berlina della stampa spazzatura, allo scopo di garantire che le vendite dei sui cd e dei suoi film non debbano diminuire e che anzi, come per Michael Jackson e per altri, si possano realizzare guadagni ancora più lauti determinati da chi vuole accaparrarsi un ultimo souvenir della grande diva scomparsa per sempre dalle scene.

Lo spettacolo deve continuare grazie a nuovi idoli che s’alternano a quelli vecchi e, specialmente, “gli affari sono affari” e l’inesorabile legge del profitto, com'è noto, non vacilla ne viene a perdere validità davanti ad un insignificante incidente come quello della morte di una donna che e’ stata protagonista del mondo della canzone americana ed internazionale.

Anche Whitney Houston come i milioni di spettatori che affollano le sale cinematografiche e’ rimasta vittima della fabbrica delle illusioni di Hollywood. Nata per offrire una via d’evasione e per aiutare la gente a sopportare la cruda realtà fin dal suo sorgere non solo ha continuato a plagiare chi a quel mondo non appartiene ma s'è rivelata un rettile che si morde la coda e che miete vittime anche tra gli illusi che sono riusciti a sfondare e ad assicurarsi un posto sotto il riflettore della celebrità.

RO PUCCI

02 / 14 / 2012

I-AM, HOUSTON, TEXAS

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